Bic Genova

BIC Genova, il sogno (playoff) continua…

Ad inizio stagione, avevamo già intervistato Andrea Cavallaro, vice presidente e team manager del BIC Genova (trovate l’intervista qui). Oggi, dopo che la squadra ha conquistato i playoff sul campo, ci siamo fatti un altra bella chiaccherata con lui, sempre gentile e disponibile.

F: “Al primo anno in serie A vi aspettavate il traguardo playoff? Era il vostro obiettivo iniziale?”

A: “No, non erano i playoff il nostro obiettivo. Dobbiamo esser onesti con i lettori, ma prima di esserlo con loro lo siamo stati con noi stessi guardandoci in faccia durante il primo allenamento post-ferragostano e fissando un obiettivo, ossia la salvezza. Poi, come si sa, l’appetito è venuto mangiando”

F: “Quale è stato il momento di maggior gioia sportiva?”

A: “La vittoria con Giulianova in casa. Squadra collaudata e tra le più esperte della serie A, quella del presidente Marchionni. Esser riusciti a riprenderci con gli interessi quanto avevamo lasciato in Abruzzo non ha avuto prezzo. Questa vittoria è stata la più bella anche per merito del fantastico pubblico che ci ha sostenuto per tutta la gara!

F: “E quello che più vi ha più deluso?”

A: “Personalmente identifico due momenti: uno tecnico, la scellerata sconfitta in terra sarda contro Porto Torres, dove per quasi tre quarti eravamo stati perfetti per poi perderci in 5 minuti di totale follia, dilapidando vantaggio e vittoria; ed uno umano, legato al furto che abbiamo subito dal rientro da Roma. Fatto increscioso quest’ultimo che ha toccato nel profondo la sensibilità dei nostri ragazzi e di tutto lo staff del BIC Genova. Si potrebbe dire tanto, dilungandosi quanto più possibile sull’accaduto, ma l’Italia è questa, priva di dignità come di ogni forma di rispetto”.

F: “Ruggieri, Amasio, Serio o Sala; chi l’MVP? Chi la sorpresa?”

A: “Domanda tosta questa, potrei fare un torto ad ognuno di essi. Posso non rispondere? No, vabbè, rispondo. Mattia Sala ha compiuto dei miracoli a resistere in campo alle volte anche per 40 minuti! Deve e può migliorare ancora.
Ruggeri era il top-player che ci serviva per completare il roster ed esser riusciti ad aggregarlo al gruppo è stato un gran colpo. Maxi ha esperienza e qualità da vendere sia dentro che fuori dal campo. Funambolo.
Serio è il capitano di lungo corso, colui che insieme al giovane Arena (tra poco sarà finalmente maggiorenne nonostante la lunga militanza nelle nostre fila), coach Carbone, al segretario Gianelli ed il presidente Barbagelata ha visto crescere e trasformare questa squadra dalla B agli attuali playoff “scudetto”. Antonio è stato fondamentale nell’essere il giusto collante tra vecchio e nuovo corso. L’ho visto allenarsi e prepararsi con una determinazione ed una professionalità da fare invidia ai migliori della categoria. Evergreen.
Amasio è stata la scommessa vincente. Scommessa vinta dal BIC, scommessa che ha vinto anche lui. John ha voluto fortemente mettersi in gioco e con noi c’è riuscito nel migliore dei modi. Umile, gentile, competente e preparato è stato capace di reggere sulle sue spalle l’area tecnica della squadra sopperendo alla mancanza di coach Carbone per oltre 3/4 del campionato. Monumentale.Sono onesto nel dire che la sorpresa più bella è stato il gruppo: ai Ruggieri, Amasio, Serio e Sala, dobbiamo aggiungere Arena, Fiorino, Montano, Rukavisnikovs, Caraghioz ed il veterano Giannelli. Che armata!”

F: “Cosa avete imparato da questa esperienza in Serie A?”

A: “Come si costruisce una squadra, un gruppo coeso di atleti e di uomini che condividono gli stessi ideali. Amici anche, perché no. Abbiamo imparato molto su come gestire logistica, impegni di rilievo, di caratura nazionale. Abbiamo imparato a soffrire e a digirire la sconfitta. Le battaglie vere noi le abbiamo già vinte da un’altra parte.”

F: “E cosa c’è da migliorare?”

A: “Tutto. Bisogna esser realisti, e non parliamo di rivoluzione copernicana, ma sono diverse le aree su cui vogliamo investire per crescere ed esser più forti. Sicuramente partendo dalla base sociale, nel recupero di giovani ragazzi tramite lo sport, lo sport di squadra. Abbiamo in mente di realizzare un’accademia regionale di basket in carrozzina (da estendere ad altri sport come il nuoto e l’handbike) dove ragazzi e ragazze da Ventimiglia a Sarzana possano unirsi a noi per crescere, diventare forti ed autonomi nell’ abbattere le barriere che incontrano nell’essere seduti su una carrozzina o indossare una protesi. Questa base potrebbe darci quello slancio a livello sportivo che attualmente ci manca. Nonostante oggi ci troviamo qui a parlare di salvezza raggiunta da neopromossa, addirittura la qualificazione ai playoff, abbiamo tre ragazzi del nostro vivaio facenti parte il gruppo che ha vinto il bronzo U22 a Saragoza lo scorso settembre, e abbiamo mandato in giro due di quei tre, Carossino e Giaretti, a crescere in squadre di livello come Cantù e Santo Stefano. Stiamo lavorando anche in area visibilità. Non solo come immagine da pubblicizzare, ma come supporto all’integrazione sociale, anche lavorativa. Il nostro ideale sarebbe quello di avere atleti, lavoratori, uomini e donne che vivano in piena autonomia la propria vita. Abbiamo entusiasmo da vendere, e tanta voglia di condividere con altri le lezioni che la vita ci ha permesso di imparare. è non è un segreto il desiderio di regalare ad altri quanto è nelle nostre mani. Infine, vorremmo aggiungere al grande cuore e alla immensa sensibilità del nostro Presidente Marco Barbagelata, persona splendida che ha la fortuna di avere in regia un poker di donne di prima categoria (la moglie Francesca e le tre figlie Sara, Martina e Silvia ndr), un secondo presidente che possa portare in dote, nel portafoglio ovviamente, qualche eurino in più che non guasta mai. Sia mai che qualche grande uomo proveniente da un altro sport non possa avvicinarsi a noi attratto dalla nostra realtà”.

F: “Pensi che la città sottostimi questo sport?”

A: “Non penso che sia sottostimato, bensì è visto come uno sport di nicchia, e purtroppo ancora considerato “altro sport”. Il calcio a Genova regna sovrano, la fa da padrona, “mettendo” il bavaglio agli altri sport. Basti pensare che a pochi chilometri da noi, più precisamente a Levante, tra Sori e Recco, in una vasca colma di acqua gioca la squadra più titolata di Italia e d’Europa, quella Pro Recco che tanto ammiriamo e che vorremmo emulare. Ci farebbe piacere esportare ed esporre il nostro “prodotto” nella giusta vetrina, luccicante e brillante, ma semplice ed autentica che tutti possano ammirare”.

F: “Aspettative per i playoff?”

A: “Inimmaginabile esserci arrivati già al primo colpo, un sogno che viviamo ad occhi aperti, costruito e raggiunto con le nostre forze e con il supporto di crede nel nostro progetto. Un sogno, perché parliamo di playoff. Playoff SCUDETTO. Parola magica quest’ultima. Anche se lo scudetto noi lo vinciamo ogni qual volta riusciamo a strappare un sorriso ad un giovane in carrozzina. Diciamo che da punto di vista sociale vorremmo poter vincere più scudetti, e per farlo abbiamo bisogno del supporto di tutta la città e, perché no, di tutta la Regione!
Dal punto di vista sportivo, la Briantea84 rappresenta un’elite a livello italiano nonchè europeo. Ha una storia di oltre trentanni, a Cantù la cultura del basket trova le radici nel territorio, nasce con i più piccoli, ma rimane viva nei più esperti. Negli ultimi 7 anni ha vinto 4 scudetti, di cui gli utlimi due consecutivamente. Sarà “Davide contro Golia”. Non partiamo per vinti, ma noi siamo Davide per cui immaginate chi sia Golia.”

 

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Francesco Salvi
Da 35 anni appassionato di gesta sportive a 360°, fin da bambino ho praticato diversi sport, ma con scarsi risultati: calcio a livello agonistico, tennis, sci e l’odiatissimo nuoto. Il mio sangue è al 50% genovese, al 10% marchigiano e al 40% sampdoriano. Ho un debole per il divano di casa mia dal quale seguo indifferentemente qualsiasi competizione sportiva venga trasmessa in tv. Anche perché dal divano: “questo lo facevo anch’ io”. Sportivamente vorrei possedere: l’eleganza di Federer, la follia geniale di Maradona, il fisico di Parisse, la potenza di Tomba, l’agilità di Pantani, il romanticismo di Baggio e la classe di Mancini. Ma è impossibile, quindi rimango seduto.
Francesco Salvi

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