SportParade#3 – Dall’Italrugby a Sarah Burke

Terza Puntata – Settimana 17/2/2014-23/2/2014

Come di consueto ecco il tanto atteso appuntamento con la SportParade, ovvero i fatti sportivi che ci hanno colpito, toccato ed emozionato maggiormente, avvenuti in settimana. Citazione di merito per Tina Maze, oro in Slalom Gigante dopo la vittoria in Discesa Libera di due settimane fa alle Olimpiadi di Sochi. Anche il “Treno della Valtellina” ci ha fatto emozionare nella 3000 metri a squadre nello short track: Arianna Fontana, Lucia Peretti, Martina Valcepina e Elena Viviani conquistano un bronzo nonostante una caduta che sa di beffa. Ma passiamo al classificone:

5. Braveheart e cucchiaio di legno vicino (?)

Il rugby è forse uno degli sport più belli per valori, umanità, rispetto, lotta e sacrificio. Se pensate che per arrivare alla meta bisogna passarsi la palla all’indietro, si capisce quanto il concetto di unione di squadra sia importante e fondamentale. Sabato pomeriggio, all’Olimpico di Roma, l’Italia ha affrontato la Scozia in una partita, valida per il 6 Nazioni, cominciata così così e, finita peggio (20 a 21 per la Scozia, grazie ad un drop all’ultimo secondo di Weir). Benino il primo tempo, soprattutto in mischia, ma nella seconda frazione di gara, William Wallace e soci, ci hanno chiuso nei nostri 22 e non ci hanno dato modo di respirare. Abbiamo messo la testa fuori dalla sabbia una volta sola e abbiamo fatto meta. Occasione sprecata e, visti i proibitivi impegni con Irlanda e Inghilterra, il cucchiaio di legno sembra proprio destinato a Parisse e compagni. PS: andare all’Olimpico per vedere una partita del Sei Nazioni è emozionante, anche birristicamente parlando (ero presente a Italia-Francia del 2013), ma ascoltare la telecronaca di Vittorio Munari è tanta, tantissima roba.

4. Carolina e i fantasmi del passato

La cugina di suo padre, Isolde, era un toro sugli sci. Carolina Kostner invece è una farfalla sul ghiaccio: elegante, leggera, sinuosa e sexy in un Bolero di Ravel da far venire i brividi. Dopo le grandi delusioni di Torino 2006 e Vancouver 2010 arriva finalmente una medaglia olimpica: un bronzo che sa di rivincita dopo le cadute precedenti appunto. Io ero davanti al televisore in ansia totale. Non riuscivo a stare divanato perché ogni salto è adrenalina, perché il ghiaccio è molto liscio e tirato, e le lame dei pattini sono molto sottili. Basta sbilanciarsi un secondo, basta fallire l’appoggio e la caduta è dietro l’angolo. Negli occhi di Carolina più che la paura di cadere ho visto la determinazione a rimanere in piedi e a testa alta. Bellissima farfalla ghiacciata.

3. La testa prima di tutto

Se sta bene, se fisicamente è a posto, Rafael Nadal sulla terra è imbattibile. O quasi. Sulle altre superfici può incepparsi un minuscolo ingranaggio o può patire un infortunio (vedi Australian Open) e allora è più giocabile, ma il tennis di Nadal è un tennis vincente, magari non bellissimo, ma vincente. E nello sport conta vincere. Ha un fisico possente ma nello stesso tempo è rapido e veloce, gioca dritto e rovescio con gran fluidità e brillantezza ma soprattutto, è sempre mentalmente “immerso” nella partita ed è questa la sua migliore qualità: la capacità di concentrazione totale che lo porta a giocare al limite sbagliando pochissimo. A Rio de Janeiro vince il suo secondo torneo del 2014; contro Dolgopolov, uno che ha mezzi tecnici incredibili, ma che mentalmente è un’altalena: nervoso, si distrae, guarda la bionda in prima fila, gioca due colpi assolutamente impossibili e poi torna a pensare ai cazzi suoi. Io amo Dolgo. In attesa che arrivi Marzo con il mini Slam (Indian Wells e Miami su cemento) è sicuramente un bel biglietto da visita. Rafa non vuole perdere il trono anche se il re rimane uno solo.

2. In Canada si scopa meglio

No! No! No! Non pensate male cari miei, mi sto riferendo al curling, lo sport olimpico più simpatico, amato e seguito per 15 giorni ogni 4 anni in Italia. Trattasi di “bocce” (stone) su ghiaccio. Anche qui non c’è nessuna allusione a sfondo sessuale. Il Canada ha vinto il torneo olimpico sia in campo maschile che in quello femminile dominando entrambi i tornei. Ecco spiegato il perché del mio titolo. Io, visto che nel Canada Maschile c’era un componente che si chiamava Fry (gran scopatore), ho provato a seguire la finale in diretta contro il Regno Unito ma mi sono addormentato alla prima bocciata. Mi svegliavo ad intervalli regolari ogni 3 minuti circa, poiché il bocciatore in fase di lancio urlava “il suo barbarico yawp”. Ma non sopra i tetti del mondo, ma ai suoi compagni di squadra: gli scopatori. Che meraviglia!!! Grazie Canada. PS un saluto affettuoso agli amici canadesi che ci leggono sempre. (D&S).

1. Addio Sochialismi e Lacrime Vere

Si chiudono le Olimpiadi, tra le lacrime degli spettatori, in maggior parte russi e pochi turisti stranieri. Verranno ricordate come le Putiniadi, i giochi dell’attivismo contro le leggi omofobe, i record dei nonni Zoeggler e Bjorndalen (40 anni, è l’atleta più medagliato dei giochi Olimpici invernali di sempre), l’infortunio di Plushenko e un’Italietta da 22esimo posto, senza ori, ma meglio di Vancouver come numero totale di medaglie. Addio Sochialismi.

Ma lacrime sincere, vere e sentite sono scese tra i freestylers (gran bella gente: sempre rilassati tra uno shaka e un sorriso, e molte belle atlete) ritrovatisi sabato sulla pista di gara Rosa Khutor per tributare un saluto a Sarah Burke. Una grande dichiarazione d’amore, ecco che cos’è successo sulla montagna:  si sono radunati i compagni, gli amici e i rivali di Sarah, all’Extreme park,  dove si è gareggiato. Sarah è morta due anni fa dopo una terribile caduta in allenamento. E allora tutto il suo mondo, le sue amiche e avversarie, suo marito, il suo coach hanno compiuto un gesto che ha illuminato la notte sui monti russi: hanno sparso le ceneri di Sarah in quella terra, la stessa dove lei avrebbe voluto tanto gareggiare se fosse stata ancora in vita. E dove, molto probabilmente, avrebbe vinto la prima medaglia del Freestyle Halfpipe Olimpica della storia. Arrivederci Sarah.

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Francesco Salvi
Da 35 anni appassionato di gesta sportive a 360°, fin da bambino ho praticato diversi sport, ma con scarsi risultati: calcio a livello agonistico, tennis, sci e l’odiatissimo nuoto. Il mio sangue è al 50% genovese, al 10% marchigiano e al 40% sampdoriano. Ho un debole per il divano di casa mia dal quale seguo indifferentemente qualsiasi competizione sportiva venga trasmessa in tv. Anche perché dal divano: “questo lo facevo anch’ io”. Sportivamente vorrei possedere: l’eleganza di Federer, la follia geniale di Maradona, il fisico di Parisse, la potenza di Tomba, l’agilità di Pantani, il romanticismo di Baggio e la classe di Mancini. Ma è impossibile, quindi rimango seduto.
Francesco Salvi

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