SportParade#1 – Da Fognini a Zoggler

Prima Puntata – Settimana 3/2/2014-9/2/2014

Prima puntata di questa rubrica dedicata gli eventi sportivi  della “settimana” maggiormente significativi. Sono stati sette giorni densissimi di eventi, per la gioia del mio divano. Comincia così la mia SportParade (un piccolo ringraziamento a Maxi Lopez):

5. “Fogna” brillante a Vina del Mar

Il Royal Guard Open che si è appena concluso a Vina del Mar, in Cile, ha visto trionfare il nostro Fabio Fognini. Il tennista ligure dopo aver trascinato l’Italia in coppa Davis, ha strapazzato gli avversari diretti nel torneo cileno valido come ATP 250. Ha battuto Bedene, Chardy, Almagro (avversario ostico soprattutto sulla terra rossa) e in finale Mayer con il punteggio di 6-2, 6-4.  Vent’anni dopo Renzo Furlan, un tennista italiano vince un torneo ATP da testa di serie numero 1. Grazie a questa vittoria il nostro conterraneo balza al 14esimo posto nel ranking ATP a soli 625 punti dal numero dieci Tsonga. Sognare la top ten è lecito; ma attenzione ai colpi di testa.

4. Controcampioni

Nessun servizio ai telegiornali, nessuna copertina importante, poco spazio mediatico. Eppure è uno degli sport più praticati in Italia: il calcetto o calcio a 5. Tecnicamente Futsal: futbol de salon, nato in Uruguay nel 1933 quando Juan Carlos Ceriani Gravier, professore di Montevideo, spinto dall’esigenza di far giocare a pallone i propri studenti in una piccola palestra, ne ideò la formula.

Ebbene dicevo, poco spazio mediatico ma l’Italia ha vinto il Campionato Europeo: se l’Italia di Prandelli avesse vinto l’Europeo, il paese si sarebbe fermato per giorni e giorni a festeggiare e lodare Balotelli&Co.

I ragazzi del Futsal italiano sono campioni (per la seconda volta): in campo trattano la palla come se fosse una sfera di cristallo, hanno piedi vellutati e giocano prevalentemente con la suola, al massimo due tocchi e via. Questi i loro nomi: Stefano Mammarella, Marco Ercolessi, Gabriel Lima, Sergio Romano, Luca Leggiero, Humberto Honorio, Massimo De Luca, Vampeta, Rodolfo Fortino, Alex Merlim, Saad Assis, Michele Miarelli, Daniel Giasson, Murilo Ferreira e l’allenatore Roberto Menichelli.

3.Sochialismi

Una piccola premessa: le Olimpiadi invernali stanno alle Olimpiadi estive come il minestrone surgelato sta a quello fatto in casa. Sono belle, ma non hanno quel fascino “olimpico” di decoubertiniana memoria, non hanno, a mio parere, quel qualcosa in più.

Detto questo, mi sono addormentato guardando la cerimonia d’apertura. A Vancouver e a Torino erano state meravigliose ed emozionanti, quella di Sochi (città polivalente: centro balneare in estate e sciistico d’inverno) è stata davvero piatta. Non brutta ma proprio piatta, senza sussulti. Mi si sono leggermente aperte le palpebre quando ho visto sfilare la nazionale tedesca in divisa multicolore (messaggio politico contro le leggi omofobe di Putin: no omaggio a Wladi, la mascotte di Monaco ’72), quando hanno sfilato gli atleti azzurri elegantissimi in tuta da neve firmata Armani e, quando il gioco di luci si è inceppato: doveva accendersi il logo dei 5 cerchi olimpici ma uno dei 5 cerchi è rimasto mezzo spento ed era quello che rappresentava il continente americano. Coincidenze?

Poi mi sono appisolato nuovamente, ho sentito la voce delle t.A.T.u. che accompagnavano la nazionale russa con Not Gonna Get Us e ho iniziato a sognare un’olimpiade gay-style: Putin inferocito e indemoniato dà la caccia a tutti i gay di Russia ma festeggia insieme alle t.A.T.u. icone gay per eccellenza.  Salvataggio in corner mal riuscito.

Infine mi sono ridestato e ho visto la torcia olimpica accendersi in un piazzale antistante lo stadio: mancavano solo i bus e le Trabant poi sembrava davvero di essere rimasti negli anni del regime. Austerity.

2.Winnerhofer

La schiena non gli dà tregua, lo tormenta da sempre e gli preclude la possibilità di allenarsi con costanza sulla neve. Ma questa olimpiade Christof Innerhofer l’ha preparata bene e l’ha voluta a tutti i costi.

Il risultato è strabiliante: secondo posto e medaglia d’argento in discesa libera dietro a Matthias Mayer per soli 6 centesimi. Entra di diritto nella storia dello sci italiano di discesa libera: solo Zeno Colò ad Oslo nel 1952, oro, e Herbert Plank ad Innsbruck nel 1976, bronzo, vinsero medaglie in quella disciplina, dove la velocità la fa da padrona, le gambe bruciano e l’adrenalina porta i battiti cardiaci a soglie impensate.

Il suo urlo a fine gara è emozionante ed esprime la fatica, la voglia di vincere, la liberazione, lo stress della gara, la soddisfazione di essere sul podio e nella storia.

1.Il glaciale “nonno” di Merano

Da bambino scendeva dal maso familiare dove abitava, a scuola, con lo slittino, quello di legno. I libri fasciati con l’elastico e via a tutta velocità. Perché Armin Zoggler la velocità e il ghiaccio li ha sempre avuti nel sangue: a 11 anni vince la sua prima gara e da lì, fino a domenica 9 febbraio non smetterà più. Slittino sotto braccio e amore per la velocità  fanno di lui il più grande atleta di tutti i tempi in questo sport. A Sochi si prende il terzo posto e la medaglia di bronzo, la sesta medaglia in 6 olimpiadi: ori a Salt Lake City nel 2002 e a Torino 2006, argento a Nagano 1998, bronzi a Lillehammer 1994, Vancouver 2010 e Sochi 2014.

Giustamente portabandiera della delegazione olimpica: quarant’anni e non sentirli. Grazie cannibale.

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Francesco Salvi
Da 35 anni appassionato di gesta sportive a 360°, fin da bambino ho praticato diversi sport, ma con scarsi risultati: calcio a livello agonistico, tennis, sci e l’odiatissimo nuoto. Il mio sangue è al 50% genovese, al 10% marchigiano e al 40% sampdoriano. Ho un debole per il divano di casa mia dal quale seguo indifferentemente qualsiasi competizione sportiva venga trasmessa in tv. Anche perché dal divano: “questo lo facevo anch’ io”. Sportivamente vorrei possedere: l’eleganza di Federer, la follia geniale di Maradona, il fisico di Parisse, la potenza di Tomba, l’agilità di Pantani, il romanticismo di Baggio e la classe di Mancini. Ma è impossibile, quindi rimango seduto.
Francesco Salvi

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3 commenti

  1. paolo

    Bravi, nell’articolo sull’argento in discesa libera di innerhofer. Ora ne aspetto uno altrettanto piacevole sulla meritata medaglia d’oro di Tina maze a pari merito con Svizzera Gisin, casualità al quanto rara in uno sport che si gioca tutto sul filo dei centesimi. E non dimentichiamoci del buon 4 posto della nostra italiana Dada Merighetti.

  2. pagina2cento.it

    Ciao, vedremo che si può fare nella prossima SportParade…certo la bravura e la bellezza della Maze non passano inosservate!!!

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