Katarina Witt e il problema del sermo deficit (e del doping nella DDR)

Spesso, nella Divina Commedia, Dante Alighieri non trova le parole per descrivere ciò che vede o ciò che sente emotivamente. Lui stesso ce lo ha detto in molti versi: “Ahi quanto a dir qual era è cosa dura”, forse è il più famoso. Ecco spiegato il significato, tremendamente attuale, del sermo deficit: non trovare le parole…

Ancora oggi infatti, tutti noi, se vediamo o sentiamo una cosa particolarmente bella o assolutamente disgustosa rimaniamo senza parole, impossibilitati a descrivere il nostro profondo sentire.

In questi giorni Olimpici, dopo aver visto alcune gare di pattinaggio artistico, in primis la gara della Kostner, mi è capitato di avere svariati sermo deficit (i deficit normali li ho da sempre) documentandomi su Katarina Witt.

Katarina Witt nasce il 3 dicembre 1965 a Staaken un piccolo quartiere di Berlino appartenente al distretto di Spandau, Germania Est. Quella “controllata” dai sovietici in base agli accordi presi a Jalta e Potsdam nell’immediato dopoguerra. 16 milioni di abitanti e molti atleti formidabili come dimostrano i risultati ottenuti alle Olimpiadi del 1972 a Monaco (20 titoli), del 1976 a Montreal (40 titoli) e del 1980 a Mosca (47 titoli): numeri da capogiro. Da capogiro però sono anche le notizie circa un uso smodato del doping da parte degli atleti della Germania Est. La medicina sportiva fu messa al servizio della propaganda. Gli atleti erano come dei “diplomatici in tuta”. I dirigenti, obbligavano gli atleti ad un uso massivo di sostanze dopanti (seguiti dalla Stasi, il Ministero per la sicurezza di stato) per raggiungere successi a livello internazionale da sfruttare in chiave propagandistica. L’intenzione era di esportare all’estero l’immagine di una società sana e in costante sviluppo, capace di produrre di tutto, anche campioni di fama mondiale. Emblematici i casi di Katrin Krabbe (squalificata per doping) e di Heidi Krieger: solo nel 1986 assunse 2590 milligrammi di Oral-Turinabol, uno steroide prodotto dalla Jenapharm, azienda di Stato: oggi, a causa del doping massivo e smodato, Heidi è diventata Andreas dichiarando:  “A forza di ormoni mi hanno fatto cambiare sesso”. Sermo Deficit: sono rimasto senza parole. Sport infangato dal doping estremo: vuoto e tristezza.

A metà degli anni 80, a Sarajevo nel 1984, precisamente, si svolgono le Olimpiadi invernali alle quali partecipa e vince, la 19enne Katarina Witt nel pattinaggio artistico singolo. E’ nata una stella. Tra l’altro anche molto carina e sexy, come stella s’intende. Sbaraglia la concorrenza di Rosalynn Sumners, pattinatrice di punta della squadra statunitense. Dando il via ad una sfida  USA-URSS che si ripropose anche nel 1988. (Erano un po’ gli anni, andava di moda).

Nel 1988, a Calgary, si svolgono nuovamente le Olimpiadi invernali. Tra gli atleti di punta della Germania Est c’è ancora Katarina, che è diventata nel frattempo sempre più bella e famosa, viso angelicato e fisico sinuoso (soprannominata la Brooke Shields del ghiaccio): si narra che uomini come Honecker, Donald Trump e Alberto Tomba, avessero perso la testa per lei; e che lei li avesse rispediti tutti e tre al mittente con il suo solito sorriso e la sua consueta gentilezza.

E ancora una volta è una pattinatrice statunitense la sua rivale, Debi Thomas, che già l’aveva battuta nei Campionati Mondiali del 1986. La sfida tra le due campionesse passa alla storia come la battaglia delle Carmen, dato che entrambe si esibiscono sulle note della celeberrima opera. La Witt non sbaglia praticamente nulla: è concentrata, determinata, seduce la giuria, incanta gli spettatori , pattina come una dea, facendo ribollire il ghiaccio di sensualità e passione. Debi Thomas crolla all’ombra della pluricampionessa e perde anche la medaglia d’argento, finita alla beniamina di casa Elizabeth Manley.

Vince la medaglia d’oro replicando la vittoria di Sarajevo 1984. Katarina Witt è la prima pattinatrice artistica a laurearsi campionessa olimpica in due edizioni consecutive dei Giochi invernali dai tempi della campionessa norvegese Sonja Henie. Sono senza parole. Non riesco, guardandola, a descrivere la sua perfezione, la sua leggerezza. La sua sensualità femminile. Sermo Deficit: indescrivibile. Anche gli occhi dei membri della Stasi, il “Ministero per la Sicurezza di Stato”, che la sta facendo seguire, si commuovono increduli, credo. E’ una dea anticonformista.

Katarina vincendo la sua seconda medaglia d’oro, non solo si conferma atleta eccezionale ma spariglia le carte del “regime”, dando, nel suo “piccolo”, una delle prime picconate al muro di Berlino. Diventa una star mondiale e con il collega Brian Boitano, americano, inizia a girare il mondo con lo spettacolo “Witt and Boitano Skating”: una cosa assolutamente inusuale per un’atleta della Germania Est; essere atleta professionista e “globalizzata”, ma soprattutto occidentalizzata. Così come erano fuori dagli schemi prestabiliti dal regime i suoi costumi troppo succinti, teatrali e sexy. Il TIME la definì “L’altra faccia del socialismo” e Playboy andò esaurito solo due volte nei suoi 60 anni di storia: con la copertina di Marylin nel 1953 e, nel 1998, quando in copertina c’era Katarina Witt. Da rimanere senza parole: Sermo Deficit.

 

The following two tabs change content below.
Francesco Salvi
Da 35 anni appassionato di gesta sportive a 360°, fin da bambino ho praticato diversi sport, ma con scarsi risultati: calcio a livello agonistico, tennis, sci e l’odiatissimo nuoto. Il mio sangue è al 50% genovese, al 10% marchigiano e al 40% sampdoriano. Ho un debole per il divano di casa mia dal quale seguo indifferentemente qualsiasi competizione sportiva venga trasmessa in tv. Anche perché dal divano: “questo lo facevo anch’ io”. Sportivamente vorrei possedere: l’eleganza di Federer, la follia geniale di Maradona, il fisico di Parisse, la potenza di Tomba, l’agilità di Pantani, il romanticismo di Baggio e la classe di Mancini. Ma è impossibile, quindi rimango seduto.
Francesco Salvi

Ultimi post di Francesco Salvi (vedi tutti)

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>