Quell’ultimo passaggio

RIFINITURA (e RIFINITORE): parliamo della zona cruciale del campo, la cosiddetta tre-quarti, in cui avviene l’ultimo passaggio: l’ assist  (trattasi di brerismo). Rifinitore è il giocatore abile nell’ispirare, nell’ imbeccare (altro brerismo) il compagno in zona-gol. Il rifinitore di solito è un grande “stilista” che sa servire gli attaccanti facendoli andare in gol con passaggi “invitanti”.

C’è un momento preciso, in tutti gli sport di squadra, in cui vengono in qualche modo sparigliate le carte, è un movimento semplice e repentino che crea vantaggio e superiorità, una frazione di secondo più bella, creativa e spesso più emozionante della segnatura del punto. Tale momento è chiamato assist. L’assist è il penultimo tocco prima del gol, del canestro, della meta e già per questo si eleva in una categoria di giocate speciali. E’ l’antipasto, spesso memorabile, prima del piatto principale. Questa sua valenza di tocco decisivo e creatore di squilibrio lo porta ad essere il marchio di fabbrica di giocatori dotati di un’intelligenza di gioco superiore alla media. E’ la connotazione specifica di giocatori che sanno far “girare” una squadra. E’ semplicità e difficoltà estrema, nella stessa infinitesimale frazione di secondo. E’ altruismo e generosità. E’ il lavoro dietro le quinte: il gol, la meta, il canestro sono lo spettacolo che il grande pubblico ricorderà più facilmente.

CALCIO
Nel calcio tutto è apparentemente molto semplice: un assist può essere un calcio piazzato, un corner, un tocco casuale. In tutti questi casi si parla di assist da fermo o assist involontario. Poi ci sono quelle giocate sopraffine che, come detto precedentemente, “spaccano” la partita e portano al gol. Sono giocate sensazionali sia per la lettura del gioco in sè, sia per l’abilità con cui il giocatore le esegue e, cosa più importante, per la semplicità con cui il finalizzatore arriva al gol. Nel calcio l’assist unisce altruismo, genialità e creazione di situazione semplice. Nel primo caso Fernando Redondo (calciatore tanto straordinario quanto sfortunato) capisce che la difesa del Manchester United è posizionata male. In molti rientrerebbero sul piede destro e proverebbero un cross al centro, lui che fa? Giocata impossibile, ingresso in area e regalo del gol a Raul per il più facile dei tap in. Da notare nel video il taglio di Raul a suggerire il passaggio e, cosa fondamentale, Redondo che alza la testa per vedere il movimento. E se c’è una cosa che mi fa impazzire sono i giocatori che giocano a testa alta. E poi è un taconazo da favola.

Poi c’è un’altra componente, la velocità d’esecuzione: palla che esce dalla retroguardia avversaria, recupero della stessa, e, in questo caso, assist di prima intenzione a scavalcare la difesa (un gioco da ragazzi per Pirlo). Lettura del gioco e dei movimenti dei compagni sopra la media in fatto di QI, precisione del gesto in relazione al tempo per effettuarlo assolutamente da campione. Notevole la colonna sonora.

Se poi si vuole capire e vedere qualcosa di inumano e di non spiegabile a parole, guardatevi questo video di uno dei giocatori italiani più forti di sempre: il divin codino. Assist incredibili per la realizzazione di gol spesso semplicissimi. Non lo posto nell’articolo ma lo trovate qui.

BASKET
Nel basket tutto è più complicato rispetto al calcio per i seguenti motivi: velocità del gioco maggiore, fisicità maggiore, campo più piccolo. Per guadagnarsi i gradi di assistman bisogna avere una lettura del gioco e una velocità di movimento e pensiero superiore alla media. Leggendo la classifica NBA dei migliori assistman di sempre si trovano nomi interessanti. Su tutti John Stockton, bandiera degli Utah Jazz, si trovava a meraviglia con Karl Malone, tanto che molti telecronisti coniarono il motto “Stockton to Malone!”. Stockton concluse la sua carriera NBA senza mai riuscire a vincere un titolo e, proprio per questo, è considerato uno dei migliori giocatori di tutti i tempi a non aver mai vinto un campionato NBA. Poi troviamo giocatori incredibili come Kidd, Nash, Jackson, Magic Johnson e Gary Payton. Tutte autentiche leggende della palla a spicchi. Soprattutto per quanto riguarda l’ultimo passaggio. Oggi? Ce ne sono tanti ma dico Paul e Rondo. Il primo per la capacità di leggere il gioco e renderlo fluido e spettacolare, il secondo perché è un mix di follia e intelligenza cestistica come ce ne sono pochi.

RUGBY
Il rugby, si sa, è lo sport di squadra per eccellenza: 15 uomini devono arrivare insieme a portare una palla, che rimbalza irregolarmente, in quanto ovale, oltre la linea di meta. La cosa speciale di questo sport è che si devono passare la palla solamente all’indietro. Quindi l’azione del singolo è fine a sé stessa e deve essere supportata sempre dai compagni di squadra. Nel rugby, un passaggio determinante è quello che “rompe” la linea di difesa avversaria, ovvero che crea il varco per poter andare in meta. Può essere un offload, un passaggio fintato dove il possessore attira a sé più giocatori per poi liberare l’ovale ad un giocatore smarcato o tutta una serie di passaggi più o meno ritardati fatti sempre a velocità molto sostenuta. L’assist non è peculiare nel rugby, è importante avanzare sempre con passaggi il più possibile veloci. Con potenziali assist continui.  Avversari permettendo.

PALLAVOLO
La pallavolo è uno sport fatto di tempi di gioco: ricezione, alzata e schiacciata. L’alzata è il cosiddetto ultimo passaggio per la schiacciata finale. L’alzatore è, dunque, il vero e proprio timoniere della nave. Gestisce la rotta e i cambiamenti della stessa. Decide se alzare una veloce o un palla larga. Gestisce le rotazioni degli schiacciatori. Varia il ritmo. L’alzatore è l’autentico metronomo di una squadra di volley. Se l’alzatore non riesce perfettamente nel suo lavoro, ossia alzare una palla buona per una schiacciata, la soluzione è che lo schiacciatore deve risolvere da sé la situazione. Lo dice Julio Velasco in un discorso davvero interessante che mi ha sempre affascinato e che ha dello sportivo/filosofico sia per quanto riguarda il gioco di squadra, sia per la teoria dell’alzata, quindi dell’ultimo passaggio, che viene “difeso” dall’ex allenatore della Nazionale.

HOCKEY SU GHIACCIO
Ne so veramente poco, ma scrivo per gli amici che ci leggono dal Canada e che sapranno darci maggiori informazioni (confido in Diego). L’assist, quasi sempre fatto a velocità di gioco difficilmente comprensibili, implica un’abilità nel controllo del disco e una lettura del gioco superiori alla norma. Poi, leggendo la classifica dei giocatori con più di 1000 assist in NHL (gli americani e le statistiche mi fanno impazzire) si può capire quanto sia difficile ed importante riuscire a far si che i compagni possano segnare un gol. Infatti, in lista, ci sono tutti campioni da antologia: Gretzky, Francis, Messier, Bourque, Yzerman, Jagr, Sakic e Lemieux. Il gotha dei passatori sul ghiaccio. Io, onestamente, faccio fatica a pattinare sul ghiaccio e a riconoscere il disco quando guardo una partita in tv, non so come riescano a muoversi e pensare così lucidamente e velocemente sopra una lastra scivolosa e dura. L’allenamento non basta, è un fattore di DNA: l’assist lo hai nel sangue.

CICLISMO di Davide Podestà
Anche il ciclismo, nella sua complicata commistione fra singoli e squadra, ha i suoi assist: si tratta di azioni estremamente spettacolari che si svolgono negli ultimissimi chilometri di gara, se non addirittura negli ultimi secondi. Istintivi o programmati che siano, richiedono due componenti fondamentali: istinto e talento. Il gregario prepara il terreno, il capitano vince. Ecco a mio avviso i migliori 2 degli ultimi vent’anni:

1) 1992, campionato del mondo di Benidorm: Bugno è nel gruppo di testa ma non si sente in forma, non tira, resta dietro. Con lui c’è Perini, compagno di nazionale esperto e fedele: negli ultimi due km è proprio Perini che, nonostante la giornata di grazia, decide di andare a cercare Bugno in fondo al gruppo e lo pilota nelle prime posizioni, fino ai 300 metri. Gli lancia la volata, Bugno vince su Jalabert. Lo potete vedere qui.

2) 2002, altro campionato del mondo ma questa volta l’azione è splendida e corale: il favorito è Cipollini, tutti corrono contro di lui. La nazionale italiana lo protegge fin dal mattino, lo scorta, quasi lo coccola. Bortolami, Bramati, Scinto e Tosatto tirano come dei muli tutto il giorno, poi Bettini controlla gli attaccanti e nel finale il treno azzurro si scatena: Scirea, Sacchi e Di Luca mettono il gruppo alla frusta, Nardello e Sacchi lo sfilano ed entra in scena Petacchi, che tira per ben due chilmetri. La volata è da manuale: Petacchi lascia il posto a Lombardi che ha alla sua ruota Cipollini, alle loro spalle Mc Ewen e Zabel fanno a spallate. Ai meno duecento Lombardi si sposta, Mario Cipollini sprigiona tutta la sua potenza ed è campione del mondo. Auro Bulbarelli perde le parole, io la voce, il nostro amico Lollo dieci anni di vita.

CONCLUSIONE
Insomma, l’assist è l’attimo prima del. E’ un mix di genio, sregolatezza e lucidità. E’ saper leggere il gioco meglio dei tuoi compagni, alzare la testa e, in una frazione di secondo, decidere il da farsi. La segnatura, il gol, il canestro, verranno ricordati a lungo e per sempre: tutti ricorderanno il gol di Goetze nella finale di coppa del mondo 2014, ma chi fu l’autore del cross? Chi furono i giocatori che fecero gli assist a Rossi e Tardelli nel 1982? 2 difensori: strano vero? A me piace pensare che l’assist sia la sublimazione perfetta del gesto sportivo in un contesto di squadra, perchè in sè contiene tutto: l’ultimo tocco prima di…, l’altruismo (i gol regalati ai compagni a porta vuota mi fanno impazzire, è come dire “dai ho fatto tutto io, spingila solo dentro adesso”), la visione totale del gioco e, soprattutto, la comprensione dello stesso. E poi, l’assist, è sempre perfetto, mentre la segnatura può essere perfettibile, ed è, anche per questo, che preferisco di gran lunga quell’ultimo passaggio.

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Francesco Salvi
Da 35 anni appassionato di gesta sportive a 360°, fin da bambino ho praticato diversi sport, ma con scarsi risultati: calcio a livello agonistico, tennis, sci e l’odiatissimo nuoto. Il mio sangue è al 50% genovese, al 10% marchigiano e al 40% sampdoriano. Ho un debole per il divano di casa mia dal quale seguo indifferentemente qualsiasi competizione sportiva venga trasmessa in tv. Anche perché dal divano: “questo lo facevo anch’ io”. Sportivamente vorrei possedere: l’eleganza di Federer, la follia geniale di Maradona, il fisico di Parisse, la potenza di Tomba, l’agilità di Pantani, il romanticismo di Baggio e la classe di Mancini. Ma è impossibile, quindi rimango seduto.
Francesco Salvi

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2 commenti

  1. diego

    Grazie a Francesco per la chiamata in causa.
    L’assist e’ talmente parte integrante nell’hockey su ghiaccio che, nelle statistiche individuali di un giocatore, conta come mezzo gol. Un punto per la precisione, contro i due punti per un gol realizzato.
    Dei cinque giocatori presenti sul ghiaccio, escluso il portiere che non prende parte alla costruzione del gioco se non in casi sporadici, sono tre quelli che in gergo calcistico definiremmo attaccanti mentre i rimanenti due costituiscono la linea difensiva. Non esiste quindi una situazione di gioco in cui anche solo uno dei cinque non sia coinvolto attivamente sia in fase difensiva che in quella offensiva. Sempre per questa ragione non esiste il lusso di appuntare uno specifico giocatore al ruolo di assist-man. L’assist puo’ concretizzarsi letteralmente in qualunque momento ed e’ l’intesa tra i tre componenti della linea offensiva e tra le due linee che solitamente si traduce in goals e assists. Intesa che viene costruita attraverso lo studio di specifiche strategie di attacco, ripetute e ripetute in allenamento fino a che quasi non c’e’ bisogno di vedere i movimenti dei compagni ed il tutto diventa automatico ed incredibilmente veloce.
    Poi si, come in tutti gli altri sport ci sono i giocatori bravi e ci sono i fenomeni, quelli che alzano lo sguardo dal ghiaccio una frazione di secondo prima, quelli che escono dagli schemi ed anticipano i prossimi cinque – sei movimenti del puck. Sono quei giocatori, in parte gia’ menzionati nell’articolo, con cui tutti vorrebbero giocare e non e’ un caso che chi ha le migliori statistiche in assists risulti al tempo stesso uno dei top scorer. Perche’ l’assist si traduca in gol occorre un’intesa ed un sincronismo tra i giocatori in campo per cui se distribuisci parecchi assist ne riceverai pure altrettanti in cambio. Con quattro linee di attacco che si succedono sul ghiaccio ad intervalli di massimo due minuti, e’ la squadra con piu’ linee collaudate che avra’ la meglio alla lunga.
    Triste esempio (per me) e’ quello dei Maple Leafs di Toronto dell’anno scorso che, nonostante una rovinosa conclusione di stagione hanno avuto la seconda migliore linea d’attacco della stagione, seconda solo a Boston. Peccato che le altre tre linee lasciassero un po’ a desiderare…

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