Cucchiaio

Il “cucchiaio”

“Per ogni rigore che mi segni c’è una birra pagata”.
Di pils all’amico e portiere Zdenek Hruska il baffuto Antonin Panenka ne deve aver spillate molte.
E’ sul campo di allenamento del Bohemians che vanno in scena le simpatiche dispute tra i due, a separarli undici metri: ogni volta che Panenka mette la palla alle spalle di Hruska l’allenamento si conclude al pub poco lontano dal campo.
In questi pomeriggi distesi e rilassati alla periferia di Praga che Antonin, attaccante dai baffi a manubrio, perfeziona un colpo fantasioso e mai visto dagli undici metri: un leggero pallonetto al termine di una rincorsa che tutto lascia pensare meno che ad un tocco così delicato.
L’amico Zdenek sulle prime è sorpreso, ed anche un po’ arrabbiato per essersi fatto fregare in modo così ingenuo, ma poi prende le misure e qualche volta manda Antonin a casa con la bocca asciutta. Però il colpo funziona, è un’intuizione geniale e sfrontata, provarlo in partita sarebbe follia pura: però a Panenka di birre gliene ha fatte vincere davvero tante, e quindi, forse, è il caso di rischiare.
Esportato nel campionato locale “la panenka” dà le prime gioie ad Antonin e compagni. Quel nuovo modo curioso e spettacolare di calciare un rigore sulle rive della Moldava lo conoscono ormai tutti. Ma all’inizio degli anni Settanta quello che succede ad est di Berlino difficilmente oltrepassa il Muro, figurarsi la bizzarra invenzione del baffuto Panenka.

La sera del 20 giugno 1976 la finale del Campionato Europeo è l’occasione giusta,  “la panenka” può indossare l’abito di gala e mostrarsi al Mondo intero. La Germani Ovest, campione mondiale appena due anni prima, e la Cecoslovacchia si stanno dividendo la posta in palio, il 2 a 2 raggiunto in rimonta dai tedeschi si mantiene fino ai tempi supplementari, sono necessari i rigori per assegnare il trofeo. L’errore di Uli Hoeness mette sui piedi dei cechi il rigore decisivo: è il quinto ed ultimo e ad incaricarsi della battuta è un centrocampista con dei vistosi baffi a manubrio, è Antonin Panenka.
Sepp Maier non ha mai fatto un giro in Piazza Venceslao, e nemmeno sul Ponte Carlo, non ha mai sentito parlare di quel giocatore del Bohemians che calcia i rigori in maniera irriverente, e infatti si butta a sinistra mentre la palla accarezzata da Panenka si insacca morbida e delicata.
Campioni d’Europa e sicuramente parecchie bionde offerte per i pub di Praga per il bravo Antonin.

La panenka, il cucchiaio, lo scavetto, quel colpo sorprendente e geniale da quella sera di giugno entra nel lessico e nell’immaginario comune. Con gli anni si evolve e da giocata elitaria diventa esperienza che chiunque metta piede su un campo da calcio vuole provare.
Zinedine Zidane la sdogana in una finale di Coppa del Mondo. Prima che il cielo di Berlino si tinga d’azzurro Zizou fa trattenere il respiro a tutto lo stadio, il suo tocco-sotto accarezza la traversa e si poggia sulla linea di porta con Buffon a terra. “Non è goal! Non è goal!” si sgoleranno i telecronisti italiani, ma il replay dimostra come la palla, seppur di poco, abbia superato la riga.

“Mò je faccio er cucchiaio”. Un giovanissimo Francesco Totti si avvia verso il dischetto nella semifinale degli Europei del 2000. I compagni si guardano perplessi, non tutti hanno capito, ma chi sospetta non ha il coraggio di guardare. In ballo c’è la finale e sulla linea di porta i due metri di Edwin Van der Sar. Totti con il suo tocco morbido lo fa accomodare su un fianco mentre la palla gonfia la rete sotto il suo sguardo incredulo.
Un sempre misurato Andrea Pirlo non ha resistito al richiamo dello scavetto, con l’Italia sotto nella sequenza dei rigori contro l’Inghilterra si presenta davanti ad Hart e lo beffa. L’Italia andrà avanti nell’Europeo 2012 ed il cucchiaio di Pirlo entra nella storia. “Idealmente ha raccolto la mia eredità, anche per il momento delicato, per l’effetto sorpresa, per il risalto mediatico che ha avuto il suo tiro.” Firmato Antonin Panenka.

Ma la “panenka” non è solo gloria, non sempre i respiri bloccati da quella traiettoria leggera riprendono con un “ooh” sorpreso e liberatorio. Ne sa qualcosa sempre Francesco Totti, che in un Roma – Lecce non riesce ad ingannare il portiere Sicignano e si fa parare il tiro. Le parole pronunciate dal portiere mentre blocca la palla con le mani non si trovano nelle sacre registrazioni, rivincita di tutti quei numeri 1 caduti nel tranello. Per ogni cucchiaio che va a segno c’è un portiere beffato e irriso.

Genialità o follia che sia, la differenza sta qui, nella realizzazione. E il rigorista lo sa, lo deve sapere.
L’errore non è contemplato, un buon numero di magia deve riuscire sempre ed al primo tentativo. E’ il colpo di genio nato dai piedi di un signore con dei pittoreschi baffi a manubrio, rimasto custodito per qualche anno nelle incantate strade di Praga e ripagato con fresche birre.
Oggi l’errore si risolve con un sospiro, le pacche sulle spalle dei compagni ed il vaffanculo del portiere che volevi buggerare, ma negli anni settanta non era così, per Panenka non era così.
“Quella notte ho fatto una cosa magica: avessi sbagliato, sarei andato in fabbrica.”

Credit Image: Osvaldo Oz Casanova

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Piergiorgio Pace
Cresciuto a Genoa e olandesi su campetti di cemento, amo le storie di pallone che vivono soprattutto fuori dal campo, su Around the Football provo a raccontarle
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