Clark Kent su Terra Rossa

Il Montecarlo Rolex Master 2014 (al quale abbiamo partecipato da spettatori giovedì 17 Aprile, qui la foto-gallery), ha aperto la stagione su terra rossa europea; preludio e antipasto succulento dei tornei di Barcellona (vittoria di Nishikori), Madrid (Nadal), Roma e del più importante torneo in clay court: il Roland Garros, il dolce finale meraviglioso.

Il Logo del Roland Garros 2014 realizzato dall’artista spagnolo Juan Uslè

I campi in terra battuta sono superfici molto lente, e le partite tendono a durare di più, in quanto la palla viaggia “più piano” e i giocatori possono raggiungere più “facilmente” il colpo dell’avversario e preparare la propria ribattuta. Gli specialisti di questa disciplina hanno ottime capacità di scambio e molta forza fisica (necessaria per imprimere alla palla una velocità tale da mettere in difficoltà l’avversario nonostante il rimbalzo lento).
I differenti tipi di effetti, come la smorzata col back di dritto o il backspin di rovescio, sono molto efficaci su terra battuta. Il re incontrastato del clay court è indubbiamente Rafael Nadal: 13 titoli Gran Slam vinti (di cui 8 Roland Garros), 43 tornei vinti su terra battuta di cui 8 Montecarlo Rolex Masters, 7 Internazionali d’Italia, 8 Tornei Godò di Barcellona, una statistica su terra battuta da fare spavento: 93.17% di vittorie. Insomma un giocatore che se si ritirasse oggi, sarebbe annoverato come uno dei più forti di sempre. Ma chi è veramente l’uomo Rafael Nadal?

Rafael Nadal è come Superman. Lo vediamo scendere in campo e sembra un supereroe. Ha muscoli possenti, braccia vigorose e gambe atletiche, è un ragazzo attraente. Ha addominali scolpiti nel marmo che gli sono valsi un servizio fotografico per Armani del quale pubblichiamo un estratto per la gioia delle giovani signorine. Sicuramente un bel figliolo, direbbero le ammiratrici più datate.

Nadal in campo è un guerriero indomabile, lo sguardo concentrato, la racchetta stretta in mano come fosse una spada. Lo zio Toni, suo allenatore da sempre, lo ha forgiato mentalmente, prima che tecnicamente, ad una ferrea disciplina. Una disciplina fatta di costanza, allenamenti estenuanti, pressioni mentali da mantenere e reggere (proprio come durante un match), ma soprattutto Toni Nadal ha insegnato a Rafa una cosa fondamentale: a resistere. Resistere a qualsiasi cosa: un Superman mentale che deve sopportare fatica, sforzo, pressione psicologica, frustrazione, eccitazione. Il tennis di Rafa è tutta una questione di testa, di atteggiamento, di volere di più e meglio, e di resistere più dell’avversario. Questi sono i primi insegnamenti di zio Toni. “Scegli se resistere al dolore e andare avanti a testa alta o scegli se mollare tutto. Si tratta solo di scegliere tra resistere e arrendersi” queste erano le parole dello zio al giovanissimo Rafael, che sicuramente saranno saltate in testa a Nadal durante la sfortunata finale dell’Australian Open 2014 giocata, e persa, in condizioni fisiche al limite dell’impossibile. Wawrinka che sfoggiava un tennis stellare e Nadal che faticava a reggersi in piedi: ha comunque vinto un set e ha onorato la finale fino all’ultimo punto.

Per Rafa la famiglia è sempre stata un valore fondamentale, un porto sicuro dove ritornare dopo aver giocato i tornei in giro per il mondo. Ritornare a Manacor, cittadina poco distante da Palma di Maiorca, è ritornare alla normalità. E’ incontrare l’altro zio (oltre ovviamente i genitori): Miguel Angel Nadal, fratello di Toni e giocatore di calcio professionista. Il calcio, lo sport mancato di Rafael Nadal, la sua grande passione: Superman apprese gli insegnamenti dello zio Miguel, calciatore del Barcellona e abituato ai grandi palcoscenici come il Camp Nou. “Allenati sempre duramente, rimani concentrato e non farti distrarre dalle acclamazioni: vincere è difficile, perdere semplicissimo” queste erano le parole rivolte ad un Nadal ancora ragazzino.

Miguel Angel Nadal e il piccolo Rafa

Ma se Rafael Nadal è Superman, è anche Clark Kent, con le sue debolezze, le sue paturnie, i suoi punti deboli. Ha da sempre un problema all’osso del piede sinistro chiamato scafoide tarsale, un problema congenito, dovuto al fatto che in età infantile l’osso non si è saldato a dovere e se sollecitato (come nel caso di uno sportivo) presenta episodi molto dolorosi. Solette, punture e massaggi non bastano. Clark Kent è come Achille: solo che il problema non è sul tallone del piede, bensì sul collo. Resistere, sempre, come diceva lo zio. Anche davanti ad un dolore insopportabile.

La mamma, Ana Maria così lo descrive: “Rafael è una brava persona, un ragazzo semplice, pieno di paure e insicurezze. Nel mondo del tennis è tra i più forti, ma dentro di sé è estremamente sensibile. Ha paura del buio e dei temporali, ed è molto apprensivo nei nostri confronti, quasi iperprotettivo”. E’ Clark Kent, che negli spogliatoi si trasforma e diventa Superman, diventa uno dei tennisti più forti e vincenti di sempre. E così sono spiegate anche tutte le sue attenzioni maniacali alle bottigliette d’acqua in campo, come lui stesso spiega “Un sorso da una bottiglia e uno da un’altra. Poi sistemo ordinatamente le due bottiglie ai miei piedi, alla sinistra delle sedia, una dietro l’altra, rivolte diagonalmente verso il campo. Alcuni la chiamano superstizione, ma non lo è. Se fosse superstizione, perché continuerei a fare le stesse cose anche dopo aver perso? È solo il mio modo di entrare in partita: mettere in ordine ciò che mi circonda mi aiuta a fare ordine nella testa.” E ancora non calpestare le righe, mettersi a posto i capelli (e non solo) prima di ogni servizio. Il suo mondo mentale è quello; è uno spazio dove ricaricare le batterie, dove trovare concentrazione, dove estraniarsi da tutto e da tutti. Dove trovare la strada per la vittoria è un processo che richiede resistenza, abnegazione e allenamento. E’ lo spazio dove l’insicuro, timido e quasi insipido Clark Kent diventa l’invincibile Superman. Lo spazio mentale di Rafael Nadal è la sua forza maggiore, a memoria non ricordo nessun tennista così “centrato” e bilanciato a livello mentale, per tutta una partita, per 2/3 ore di seguito. Nadal è la prova vivente dello sportivo che utilizza la testa e non solo il fisico come ai più può sembrare: “…il silenzio è quello che più ti colpisce quando giochi a tennis…questa sensazione è perfetta per me, il silenzio da cattedrale mi aiuta a giocare, perché lo sforzo maggiore che compio durante le partite è zittire le voci nella mia testa, chiudere tutto fuori dalla mente, a parte il match, e concentrare ogni atomo del mio essere sul punto che sto giocando. Se ho commesso un errore devo cancellarlo, se mi assale un pensiero di vittoria devo eliminarlo e pensare solo al punto successivo…” solo così si diventa Superman per poi ritornare Clark Kent nella Manacor di tutti i giorni.

Se avete 10 minuti e volete vedere Superman…

Tutte le informazioni e le testimonianze riportate nell’articolo sono state tratte dal libro Rafa, la mia storia” di Rafael Nadal e John Carlin, Sperling & Kupfer, 2011.

 

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Francesco Salvi
Da 35 anni appassionato di gesta sportive a 360°, fin da bambino ho praticato diversi sport, ma con scarsi risultati: calcio a livello agonistico, tennis, sci e l’odiatissimo nuoto. Il mio sangue è al 50% genovese, al 10% marchigiano e al 40% sampdoriano. Ho un debole per il divano di casa mia dal quale seguo indifferentemente qualsiasi competizione sportiva venga trasmessa in tv. Anche perché dal divano: “questo lo facevo anch’ io”. Sportivamente vorrei possedere: l’eleganza di Federer, la follia geniale di Maradona, il fisico di Parisse, la potenza di Tomba, l’agilità di Pantani, il romanticismo di Baggio e la classe di Mancini. Ma è impossibile, quindi rimango seduto.
Francesco Salvi

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