robot football

L’eterna sfida tra l’uomo e le macchine

Forse tutti non sanno che nel 2050 si svolgerà quella che potrebbe essere definita la partita di calcio del secolo, un punto di svolta per l’umanità intera: la nazionale cinese sfiderà una rappresentativa robot, quella che comunemente si chiama Intelligenza Artificiale, all’occasione prestata al pallone.
Nulla di ufficiale, ovviamente, i piani sono top secret. E’ solo con la capacità di questo blog di tessere collegamenti e incrociare dati e fonti che si è potuti arrivare a questa conclusione. Sembra incredibile che i media meanstream non si siano ancora attivati, lasciando a noi la possibilità di uno scoop.

Che il calcio robotico possa un giorno competere con quello umano è voce che circola già da qualche anno, precisamente da quando nel 1997 si è disputata la prima RoboCup, la Coppa del Mondo annuale di calcio robot, che già in quell’occasione aveva visto contrapporsi 40 squadre di altrettanti dipartimenti di tecnologia e richiamando più di 5000 spettatori. Molteplici categorie arricchivano il tabellone già alla prima edizione, robot di taglia piccola e grande, umanoidi e no, reali e virtuali: diversi livelli con l’obiettivo di combinare tutte queste tecniche per arrivare a una capacità tale da competere con gli uomini. Ad oggi l’Intelligenza Artificiale difetta ancora nel controllo palla, nel dribbling e nel gioco di squadra, ma i ricercatori sono fiduciosi nel miglioramento delle prestazioni delle loro creature.

Sfida quindi lanciata dagli istituti di tecnologia e accolta, inconsapevolmente, dal governo cinese, dato che il 12 aprile scorso ha fatto uscire un piano calcistico 2016-2050 che si pone come obiettivo quello di portare la nazionale cinese a primeggiare a livello mondiale: una programmazione che ha come prima fase quella di far crescere giovani campioni già a partire dal ciclo scolastico, una seconda fase che ha l’ambizione di portare la squadra cinese maschile ai vertici  del calcio asiatico, e una terza con l’obiettivo di piazzare i dragoni rossi sul tetto del mondo.

Saranno quindi i cinesi, e non il Brasile, non la Germania né tantomeno l’Argentina,  ad avere il duro compito di sfidare i robot nello scontro finale, quello che determinerà se il futuro del calcio sarà uomo o macchina.
Kubrick, col suo Hal 900, ci aveva già messo in guardia. Il campione  di scacchi Kasparov nel 1996 ne aveva invece fatto le spese, battuto dal cervello di silicio Deep Blue capace di analizzare 50 miliardi di mosse in tre minuti.
Se i cinesi non saranno all’altezza delle aspettative e soccomberanno alle macchine, che futuro ci attende? Difficile prevederlo. Certo è che la sfida delle macchine rimane affascinante finché c’è di mezzo l’uomo e la paura di vedersi sopraffatto. Forse non sarebbe così interessante vedere sfidarsi due squadre che giocano il calcio alla perfezione, programmato, senza lasciare spazio all’imprevisto e all’errore. Si rischierebbe di vedere solo partite terminate in pareggio a reti inviolate. Ci fu già chi disse che la partita perfetta è quella che termina 0 a 0. L’umanità sportiva rimpiangerebbe gli svarioni difensivi. Sarebbe estremamente noioso.

Credits imageNorma Rodricks

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Simone Tallone
“Come tutti i bambini, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo: durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese. Sono passati gli anni, e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: «Una bella giocata, per l’amor di Dio».” – Ahimè, fossero parole mie! Eduardo Galeano parla per me!

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