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Pronostici, maltempo, casualità

Per chi, come il sottoscritto, non è molto pratico di scommesse e concorsi sportivi, la domanda non risulterà banale: cosa succede quando un match viene sospeso o rinviato? Per il vecchio Totocalcio non era un grosso problema, anziché col 13, vincevi col 12. Anche meglio, dato che aumentavano le tue probabilità di vincita. Ma come hanno affrontato gli inglesi, popolo di giocatori, questo tipo di eventi? Nel modo più semplice possibile: chiudendo un gruppo di esperti in una stanza, isolati da tutto, a decidere i risultati delle partite che non sarebbero state disputate.

La storia inizia più di cinquant’anni fa, nel freddo inverno del 1962. Neve, nebbia, mesi col termometro piantato sotto lo zero, il più freddo che l’Inghilterra ricordi dal 1740. Più di 400 gare tra campionato e coppa cadono vittima del maltempo, tanto che la stagione dovrà essere prorogata di un mese. Qui le storie si fondono con le leggende, e tra i pub non è difficile sentir parlare di lanciafiamme usati per sciogliere la neve o di macchinari agricoli impiegati come rompighiaccio nella speranza di riuscire a giocare una partita. Si evocano giornate di coppa durate più di un papato, come il mitico terzo turno, col match tra Coventry e Lincoln rinviato 33 volte e disputato più di due mesi dopo, e di società che si erano messe l’animo in pace e avevano trasformato il rettangolo di gioco in una pista di pattinaggio.

Tre giorni prima di Natale le partite iniziarono a saltare: 18 furono quelle rinviate, altre 8 non arrivarono al novantesimo. Un grosso problema per il totocalcio locale che, fin da subito, vide il suo “tabellone” decimato. Vernons, Zetters e Littlewood, le maggiori agenzie inglesi, corsero subito ai ripari nominando una commissione di esperti che avrebbe deciso l’esito delle partite non disputate. Quando sarebbero state recuperate non aveva importanza, né, una volta giocate, il risultato reale: i concorsi a premi sarebbero stati salvi subito. Già il 26 gennaio 1963 il Pools Panel, questo il nome del comitato di esperti, era costituito. La formazione originale era presieduta da Gerald Nabarro, uomo d’affari e politico, famoso più che altro per esser stato “vittima” di uno sketch dei Monty Python; per il resto era infarcita di ex professionisti: George Young, Ted Drake, Tommy Lawton, Tom Finney e l’ex arbitro Arthur Ellis. Per un brevissimo periodo ne fece parte anche John Theodore Cuthbert Moore-Brabazon, Barone Brabazon di Tara, famoso più che altro per aver effettuato un volo nel 1909 in compagnia di un maialino per dimostrare che anche i maiali possono volare!

Nei primi anni gli esperti si riunivano nel Connaught Rooms, lussuoso stabile adibito a conferenze situato nel centro di Londra, da dove la BBC trasmetteva l’annuncio live dei risultati. Col tempo si è scelto la sede, più “ritirata”, di uno studio legale di Liverpool.

La formazione attuale è composta da Gordon Banks (che ha difeso la porta inglese tra il ’63 e il ’72), Tony Green (ex centrocampista di Newcastle e Scozia) e Roger Hunt (ex attaccante di Liverpool e Inghilterra), tutti e tre ormai nella commissione da più di trent’anni. Da alcune indiscrezioni pare che la metodologia usata per arrivare a “partorire” un risultato sia basata sul modello Pub, discussioni su discussioni, a volte piuttosto accese: statistiche, libri e rapporti vengono messi sul tavolo, ma… nessuna buona birra! Per ogni partita, sei sette minuti di confronto serrato, non di più.  E non si limitano più al calcio britannico, ma si esprimono anche sul campionato nostrano, su quello spagnolo e, durante l’estate, sul calcio australiano. Ovviamente bocche cucite coi familiari e, una volta entrati nella stanza, vietata ogni comunicazione con l’esterno.

Nessuno spazio ai computer: non hanno sentimenti viscerali, dicono. E, del resto, come dargli torto, le statistiche sono dalla loro. Pare che, a match giocato, ne predicano l’esito esatto il 40% delle volte, circa il 10% in più dei pronostici delle pagine sportive!

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Simone Tallone
“Come tutti i bambini, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo: durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese. Sono passati gli anni, e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo col cappello in mano, e negli stadi supplico: «Una bella giocata, per l’amor di Dio».” – Ahimè, fossero parole mie! Eduardo Galeano parla per me!

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