Più in alto, Jeremy

Se vi siete persi Higher di Jeremy Jones, la visione in streaming era gratuita sul sito della RedBull dal 24 al 25 ottobre (solo per 24 ore), ecco qualche anticipazione.

Dopo “Deeper” e “Further“, il 10 volte Big Mountain Rider of the Year e il National Geographic Adventurer of the Year, porta a termine la trilogia iniziata nel 2011.
Se con il primo capitolo aveva rivoluzionato il “backcountry snowboard”, termine con cui si intende la pratica dello snowboard-alpinismo, il sequel del 2012 lo aveva portato attraverso la maggior parte delle remote catene montuose del pianeta, facendolo anche conoscere al grande pubblico, fino ad ottenere un riconoscimento da Obama per l’impegno profuso con Protect Our Winter, progetto che cerca di unire e coinvolgere le varie comunità di sport sulla neve per condurre la lotta contro il cambiamento climatico.

Con Higher, invece, Jones completa la trilogia e ripercorre il viaggio dalla sua infanzia fino alla sopravvivenza in terre selvagge e inospitali, surfando su alcuni dei terreni più difficili al mondo. Durante il viaggio raccoglie amici vecchi e nuovi per passare il testimone alla prossima generazione di grandi riders di montagna, tra cui Bryan Iguchi, Luca Pandolfi, Ryland Bell e altri.

It’s not about standing on the highest peak, or about the descent, it’s really the journey, the emotions, the people you meet along the way. The journey is the reward.

Non è importante stare sulla vetta più alta o scendere, l’importante è il viaggio, le emozioni, la gente che incontri lungo la via. Il viaggio è la ricompensa

Jones racconta la storia di una vita passata in un viaggio eccezionale, un padre diviso tra il suo dovere e la sua passione e un uomo alla ricerca della corsa della sua vita.
Girato tra Alaska e Nepal, Higher è sicuramente il lungometraggio di snowboard più atteso dell’anno e finalista per miglior film al Banff International Mountain Film Festival.
Da vedere assolutamente.

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Chi sono? cosa faccio? dove vado? A tutte queste domande rispondo con un bel silenzio. Diciamo che lo psicodramma è il mio terreno preferito, altrimenti che genoano sarei?! Mi piacciono i piani ben riusciti ed è per questo che opero sempre in direzione contraria. Insomma ho una predilezione per gli sconfitti, i secondi e quelli che si sbattono. Per farla breve, per i gregari. Ahimè sono un romantico e quando vinco mi sento a disagio. Per questo sono sempre all’opposizione. Ci sono 4 cose che mi mandano in visibilio: la frazione a farfalla di Pankratov, l’eleganza di uno stop di petto, il culo di Franziska van Almsick e i tackle di Paul Ince. Per il resto bevo birra.

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