Zanardi nell’olimpo del triathlon

Un brano dell’ Hagakure cita testualmente:

«Se il coraggio è radicato nel cuore e la risoluzione è ferma, quando giunge il momento una persona sarà necessariamente capace di fare la mossa giusta. La sua condotta e le sue parole dovranno essere conformi all’occasione. Le parole sono particolarmente importanti. Non servono a svelare le profondità del cuore, perchè questo trasparirà nella quotidianità.» (I, 119).

Ricordo con nitidezza cosa accadde quel 15 settembre 2001 sul circuito tedesco del Lausitz. Alessandro “Alex” Zanardi era rientrato ai box per un rabbocco di carburante e una volta tolto il limitatore della corsia degli stessi passò molto probabilmente sopra un misto di olio e carburante che provocarono alla curva successiva la perdita di aderenza con conseguente testacoda. Una normale sfortuna, come ne capitano spesso nelle corse. Purtroppo la Honda di Alex si mise perpendicolare al senso di marcia proprio nel momento in cui l’italo-canadese Tagliani transitava. L’impatto spezzò in due la vettura e con essa gli arti inferiori di Zanardi che vennero amputati sul colpo. Girai la testa di lato portando una mano sulla bocca e l’altra fra i capelli. Quasi mi augurai fosse morto sul colpo evitandola magari di lì a poco tra atroci sofferenze. Non fu così, solo una sorta di “fine primo tempo” per il pilota bolognese. Per me Alex Zanardi rappresenta la forza di volontà dal momento in cui, appena risvegliato dal coma e aver chiesto a sua moglie Daniela se fosse ancora vivo, la rassicurò con la frase: “[…]allora va tutto bene, la pagina la inizieremo a voltare da domani.”
Lui, figlio di un idraulico e di una casalinga che persero proprio in un incidente d’auto avvenuto nel 1979 la figlia e sorella maggiore Cristina.
Alex ha passato momenti difficilissimi durante il periodo riabilitativo ma la forza di cominciare il secondo tempo l’ha contagiato ad ogni piccola migliorìa fisica e mentale. “Volevo bruciare le tappe” – disse in un’intervista – lui che non ha mai perso di vista la possibilità di fare qualcosa di vincente da quel momento in poi. All’inizio le protesi, l’aiuto dell’immenso guru Claudio Costa, a cui tutti i piloti devono un monumento per la tenacia, la dedizione e l’affetto verso di loro e il proprio lavoro.
Si sa che i piloti sono una strana razza e giusto per fugare ogni dubbio e vincere ogni paura Alex trionfa nel Campionato Italiano Superturismo del 2005 a bordo di una BMW modificata ad hoc per potergli permettere di guidare e frenare. Ma il bello deve ancora venire. Si dedica all’handbike, una bicicletta costruita per chi ha disabilità agli arti inferiori e comincia a raccogliere i frutti dei sacrifici afferrando medaglie su medaglie. Passo dopo passo, piazzamento dopo piazzamento Alex si presenta in forma strabiliante ai giochi paralimpici estivi di Londra 2012. Il 5 settembre la prima medaglia d’oro nella cronometro, bissata due giorni dopo nella prova su strada. Chiuderà l’esperienza londinese con una medaglia d’argento nella staffetta a squadre mista.

Questa mattina (domenica 12 ottobre 2014, ndr), mi sono svegliato alle 6:30 per seguire il motomondiale di tappa a Motegi. Ho dapprima guardato le notizie sulla tragica alluvione che ha colpito la mia e nostra (parlo a nome dei pagina2centisti) città e proprio su televideo ho appreso del piazzamento trionfale di Zanardi alla più massacrante gara di triathlon mondiale, la IronMan, di scena sul terreno di Kona, Hawaii. Mi sono lasciato scappare un “… Che godere!!!” che alle 6:40 di domenica mattina non ha fortunatamente svegliato nessuno!

Giusto per i non addetti ai lavori una considerazione sulla IronMan: si tratta di percorrere in serie, 4 km di nuoto in mare seguiti da 180 km di bicicletta e chiusi con 42 km di corsa. La difficoltà sta nel preparare la propria forma fisica adeguandola ai necessari cambiamenti muscolari richiesti per le 3 differenti discipline. E nella forza psico-fisica, non ha molti rivali tra i professionisti. Alex si era prefissato di coprire queste distanze stando in un tempo di 10 ore. Ha chiuso al 247° posto (su 2000 partecipanti) in 9h 47′ 14”. In mare non poteva contare sull’uso delle gambe e qualche difficoltà è iniziata a causa della calca, in sella alla sua handbike, il vento forte ha più volte rischiato di farlo cadere, ma sulla carrozzina ha ritrovato l’energia per chiuderla con circa 6′ di anticipo rispetto alla maratona di New York.
Zanardi ha quella forza speciale, quando corre, quando parla del suo rapporto tutto personale con se stesso e Dio (di cui non nega l’esistenza ma che crede troppo impegnato in cose più importanti per occuparsi di Alessandro Zanardi), in grado di coinvolgere chiunque. Se le medaglie, le onoreficenze e i piazzamenti servono per scrivere il grande libro della storia dello sport, Alex è colui in grado di andare oltre una disabilità apparente malleandola a portatrice di vita. È una delle tante – mi consenta Sorrentino – grandi bellezze del nostro paese.
E no, Alex, non posso neanche immaginare l’emozione nel sentire lo speaker che al traguardo urla di fronte al mondo intero: “Alex Zanardi, you are an IRONMAN!”.

 

 

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Alessio Rassi
Nato nello stesso giorno - ma diversi anni dopo – del plurititolato pilota di rally Renato Travaglia o del navigatore Daniel Elena, mi appassiono fin dai primi vagiti a ogni genere di sport motoristico, su strada e su pista. Pratico ogni sorta di sport non-motoristico e questo mi porta a non concludere nulla. Quando finalmente posso dedicare tempo e (pochi) soldi ai motori guidati mi accorgo di aver già troppi anni sulle spalle, facendomene una ragione davanti ad una birra trappista. Utilizzo i week-end di gran parte dell'anno per seguire il Motomondiale, la SBK, l'MX GP, il WRC con IRC annessi e connessi e varie corse su strada. Capita spesso che mi chieda come sarebbe stato fare di un hobby la ragione di vita ma non potendo dare una risposta mi limito a raccontarne qualche fatto, con un casco vicino e la passione nel cuore.
Alessio Rassi

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