Mondiali di Ciclismo Ponferrada 2014: il mio pronostico folle.

Il campione del mondo uscente, Alberto Rui Costa, portoghese.

Il campionato del mondo di ciclismo si corre con cadenza annuale ed assegna la più bella delle maglie, quella iridata, che contraddistingue per un anno intero il vincitore. Prova unica, verdetto spietato: carpe diem.
Ad ospitare l’edizione 2014 è la cittadina spagnola di Ponferrada, nota più per la sua posizione strategica lungo il Cammino di Santiago di Compostela che per la sua tradizione ciclistica: la Spagna quest’anno ha puntato forte sulla liaison fra ciclisti e pellegrini, ne prendiamo atto. Prendiamo atto anche che dalla Vuelta sono usciti tutti con poche certezze e la corsa iridata si presenta quanto mai aperta a mille soluzioni.

Il nome più gettonato dai bookmakers e dagli appassionati è quello dell’australiano Simon Gerrans, lui la Vuelta l’ha saltata a pie’ pari optando per le classiche canadesi in Quebec, dove ha piazzato una doppietta di rara autorità. Avendo vinto in questa stagione anche la Liegi si presenta come favorito numero uno, ma secondo me rischia di aver trovato la condizione con due settimane o tre di anticipo e potrebbe essere in leggerissimo calo.
Discorso differente per Philippe Gilbert, già campione del mondo 2012: si è preparato in Spagna, ma più che altro si è nascosto e nessuno ha una vera idea di quale sia la sua reale forma fisica.

Poi ci sono Dagenkolb, Bouhanni e Cancellara, con i primi due che sperano in un arrivo in volata ma rappresentano due grossi punti interrogativi: il tedesco ha vinto quattro tappe alla Vuelta ma poi ha accusato malanni fisici mentre il francesino (appassionato boxeur) non corre da un mese a causa di attriti con la squadra e nel ciclismo senza correre è facile non vincere. Cancellara è un campione totale che non ha mai centrato il mondiale (su strada, perchè a crono ne ha vinti una marea): anche lui si è nascosto e non va sottovalutato.
Difficile un bis di Rui Costa, ancora di più di Boonen nove anni dopo la sua vittoria a Madrid. Sagan è fortissimo ma stanco.

Io però vedo una corsa diversa: il percorso è duro ma non durissimo, perfetto per dare ai corridori la possibilità di rendere la corsa indimenticabile. Oppure soporifera.
L’Italia non ha i favori del pronostico e Nibali non sta bene: dopo il Tour ha comprensibilmente staccato la spina, poi al rientro è caduto. Può far esplodere la corsa, ma non vincerla. La corsa secondo me la vincerà Ramunas Navardauskas, passista lituano dai sempre più frequenti lampi di classe. Non sono pazzo ne’ provocatore, ci credo veramente.

Ramunas Navardauskas, è stato campione nazionale Lituano ed ha vinto tappe al Giro e al Tour. Nel 2012 ha vestito la Maglia Rosa.

Nel mio film della corsa vedo una grandissima confusione perché, escluso Gerrans, i capitani delle grandi nazionali non sono al top: Valverde è stanco, Nibali acciaccato, Chavanel invecchiato. Degli altri abbiamo già detto. Vedo andare via una fuga al mattino, come da copione, però me la immagino più numerosa del solito, addirittura una ventina di persone: questi ci credono ed il gruppo si sfinisce per riacciuffarli, con i big che si trovano da soli a due o tre giri dalla fine ed iniziano il walzer degli attacchi. Parti tu che parto io, gli sfugge Navardauskas, negli ultimi 15 chilometri. Ai -12 come ai -4, prende e se ne va, con lo scatto del fagiano: parte piano e guadagna un metro dopo l’altro.

Navardauskas ha 26 anni e ha vinto tappe al Giro (vestendo la Maglia Rosa) e al Tour, è fortissimo in pianura e tiene in salita. Come se non bastasse è pure veloce, tanto che mentre Gerrans vinceva in Quebec lui finiva sul podio alle sue spalle.
Il lituano è uno di quei corridori difficili da riprendere: atleti come lui o il bielorusso Kyrienka vanno in fuga, vengono sottovalutati e poi arrivano. Spesso ce la fanno anche senza essere sottovalutati.
Nel corso dell’ultimo giro l’Italia (che ha nel CT Davide Cassani un grandissimo motivatore) fa fuoco e fiamme, ma non finalizza e non finalizza nemmeno in Spagna, così Ramunas se ne va. E non lo prendono più.

Visione folle, mancanza di modestia o di senno. Volo pindarico, chiamatelo come volete: amo il ciclismo nella sua imprevedibilità e sogno un finale del genere. Quindi pedala, caro Ramunas, perchè c’è un tuo coetaneo qui a Genova che se non vinci il mondiale o ci vai almeno vicino fa una figura di merda pazzesca!

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Davide Podesta
Nell’agosto 1997 ho acceso la tv ed invece dei cartoni ho trovato la Classica di San Sebastian. Da quel giorno è stato solo ciclismo, pedalato, gareggiato e raccontato ma soprattutto vissuto. Per me non è metafora di vita, è l’essenza: un amore incondizionato e puro, critico e consapevole ma neppur minimamente deteriorabile. Se leggo la Gazzetta in un bar lascio aperta la pagina del ciclismo affinché qualcuno la legga, se la discussione finisce sull’argomento state certi che metterò il cuore sul tavolo. Trasgredisco solo per le Olimpiadi, sia estive che invernali e detesto ogni critica che non sia costruttiva, soprattutto quelle di chi non accetta il passare degli anni. Suoi e degli altri.
Davide Podesta

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1 commento

  1. Pedale.Forchetta

    Possibilissimo, dal canto mio sogno Sonny Colbrelli arrivare primo sulla riga.
    Quello che vorrei però è vedere una bella gara, combattuta.
    Sono in fibrillazione e curiosissimo di vedere come si muoverà la Squadra sotto il comando di Davide Cassani.

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