Antonio Cairoli nel paese delle meraviglie

Patti è un piccolo paese nella provincia di Messina, nord-est della Sicilia. Nel 1985 la demografia dello stivale segnava una popolazione di 56.588.319 di individui. Patti contava poco meno di 13.000 persone: le probabilità che nascesse un futuro campione assoluto – in qualsiasi ambito sportivo – erano all’incirca dello 0,02%.

Antonio Cairoli è il più piccolo di quattro figli avuti da mamma Paola e papà Benedetto. Prima di lui tre sorelle. Benedetto ha fatto il camionista per 30 anni, una vita di sacrifici segnata in futuro da acciacchi alla vista e gravi problemi alle cartilagini delle ginocchia. Paola, invece, lavorava in campagna e badava ai figli. Persone semplici come la terra su cui poggiavano i piedi. Benedetto vorrebbe correre ma il suo babbo non glielo permette e così sarà lui a ripromettersi che il primo figlio maschio correrà in moto. Con Antonio i sacrifici da fare saranno tantissimi ma la passione scorre nelle viscere, si allena in ogni condizione, sempre, tanto che all’arrivo nelle gare regionali la preoccupazione dei genitori avversari consiste nel guardarsi intorno per confermare o meno la presenza di Tony: in caso affermativo la lotta è per il secondo posto, per citare un altro autore siciliano: così è, se vi pare.

 Ben presto la terra natìa comincia a stargli stretta e Benedetto decide che è giunto il momento di farlo misurare con i più forti. I mezzi economici (e non solo quelli) sono pochi, ma la volontà e la passione due fiamme sempre vive. Un Iveco Daily funge da motorhome, il cibo lo portano dalla Sicilia e avanti così, giorni e giorni di trasferte interminabili per l’Italia e l’Europa. Tony apprende e si affina, migliora, impara dalla famiglia quello che è uno dei suoi punti di forza: l’umiltà che ancora adesso dopo 8 titoli mondiali lo contraddistingue. La svolta arriva con il grandissimo Claudio De Carli, vecchia conoscenza del motocross targato anni ’80, il quale da tempo ha cominciato a tenere d’occhio Tony. Il resto è storia e, come tale, vi sono momenti gioiosi e momenti molto brutti: Tony perde mamma Paola nel settembre del 2011 a causa di una grave malattia e quest’anno sarà il papà Benedetto a mancare in un incidente automobilistico dovuto ad un malore. Ma Tony ha un asso nella manica, o meglio, al suo fianco: una meravigliosa ragazza, Jill Cox, olandese di nascita, vero complemento a rendere grande un personaggio già immenso. Figura mai invadente, né alla ricerca di quella notorietà che potrebbe far gola a molte giovani ragazze. In parte è uno dei segreti del successo di Tony e si può dire che gli appassionati le sono molto grati per essere sempre stata al suo fianco. Le grandi perdite – in termini umani – patìte dal campione siciliano l’hanno fatto vacillare ma non abbastanza perchè gli avversari potessero approfittarne. Tony ha trovato la forza di continuare e battere record su record, mettere in riga gli avversari tenendo fede a quel motto che ha tatuato perfino sulla schiena e che riassume la sua vita: velocità, fango e gloria.

Non c’è niente di più esaltante per un professionista del suo calibro che la costante ricerca del limite ai fini del miglioramento tecnico e mentale. Tony viene da una terra che in potenza offre poche opportunità, ma è il più fulgido esempio di come chiunque, anche con pochi mezzi, ma con un’insaziabile voglia di emergere possa riuscirci in questo paese che, tante volte bistrattiamo per le sue assurdità sociali ma che – almeno sportivamente parlando – ci regala dei campionissimi invidiati da tutto il mondo.
Cairoli è una meraviglia, un’alchimia di fattori come in un secolo pochi ne capitano. Stefan Everts (record man di mondiali vinti, ndr), dovrà cominciare a guardarsi le spalle perchè quest’anno Tony e la sua KTM hanno messo un altro sigillo, quella che rappresenta la sua, e nostra, ottava meraviglia del mondo.

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Alessio Rassi
Nato nello stesso giorno - ma diversi anni dopo – del plurititolato pilota di rally Renato Travaglia o del navigatore Daniel Elena, mi appassiono fin dai primi vagiti a ogni genere di sport motoristico, su strada e su pista. Pratico ogni sorta di sport non-motoristico e questo mi porta a non concludere nulla. Quando finalmente posso dedicare tempo e (pochi) soldi ai motori guidati mi accorgo di aver già troppi anni sulle spalle, facendomene una ragione davanti ad una birra trappista. Utilizzo i week-end di gran parte dell'anno per seguire il Motomondiale, la SBK, l'MX GP, il WRC con IRC annessi e connessi e varie corse su strada. Capita spesso che mi chieda come sarebbe stato fare di un hobby la ragione di vita ma non potendo dare una risposta mi limito a raccontarne qualche fatto, con un casco vicino e la passione nel cuore.
Alessio Rassi

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