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Due pezzi da dieci

Ogni domenica si vedono al pub per bere birra e parlare di calcio.
Il Matto è vestito con un paio di bermuda e una polo poco appariscente. Birkenstock e niente marsupio o sandalo. Li detesta. È sampdoriano.
Lo Schivo, invece, indossa jeans neri, camicia mezze maniche a quadri e un basco british-style. È genoano.

La porta del locale si chiude lentamente alle loro spalle. Entrano. Salutano i baristi con un cenno della mano e si guardano attorno. Ispezionano il locale. Poche donne. Peccato. Come gli avventori del pub. Peccato 2. Ma è domenica sera e domani si lavora. Il maxi-schermo, in modalità muto, passa una partita della Premier. Si siedono. Inizia il primo giro.

«Beh, dai – attacca il Matto – siamo alle solite: qui a parlare di calcio e del campionato che sta per iniziare. La Juventus e la Roma sono le squadre favorite. Alla fine penso saranno loro a giocarsela per la vittoria finale: la Juventus ha perso Pirlo, Vidal e Tevez, mica poco, ma rimane uno squadrone e Dybala può davvero consacrarsi nell’Olimpo del calcio. La Roma, a parte la cessione di Romagnoli, si è mossa bene sul mercato comprando il bomber che da tempo le mancava».

«Rispetto allo scorso anno – risponde pronto lo Schivo – vedremo un campionato più equilibrato: la differenza tra Juve e Roma secondo me è diminuita. Dzeko vale Mandzukic, stesso discorso per Salah con Dybala. Sulla carta darei 55% di vittoria alla Juve e 45% alla Roma. Su Romagnoli, invece, ho un’opinione diversa: è vero che ha solo 20 anni e che qui a Genova ha fatto bene, ma 25 milioni sono tanti. Forse troppi. Bene ha fatto la Roma a cederlo per quella cifra».

«Toh, Schivo – s’avvicina l’oste – bevici su. Offro io»

«Mah – fa dubbioso il Matto – la Roma secondo me doveva tenerlo: Romagnoli è forte, giovane e con Rugani è il futuro della nazionale in difesa. Alla Samp dietro ha retto il reparto praticamente da solo. Poi ok, la Roma doveva fare cassa e l’ha ceduto al Milan, ma potrebbe essere una cessione “pericolosa”. Primo, perché con le Coppe e il turnover avrebbe giocato; secondo perché è stato venduto ad una potenziale concorrente. Comunque, ora che sta per iniziare la giostra del pallone, lo facciamo di nuovo il gioco delle birre? Juventus, Roma, Lazio, le squadre qualificate per la Champions: associa una squadra ad una birra».

«Belin – risponde l’altro – così su due piedi. Fammici pensare, mica è facile». Dopo un breve attimo di esitazione, attacca: «per la Juve mi verrebbe da dirti la Dafne con i cardi gobbi del Birrificio Nicese, però andando oltre i campanilismi ti direi l’Imperiosa di Civale, una birra eccezionale. La Roma, invece, con questa conduzione americana, gioco vivace e dinamico è una squadra viva, che durante il campionato secondo me potrà sorprendere: come ogni volta che bevo la My Antonia del Borgo. Per la Lazio, invece, è scontata: la La-Zia-Ale di Free Lions. Però, in seconda battuta, dico la Lilith. Pioli è riuscito a dare un’identità precisa alla squadra, che propone sempre un gioco spigliato, trendy ed elegante. Proprio come la birra di Bruton.

In evidente crisi di nicotina, il Matto trasale: «esco un attimo, devo fumare».

Tira vento, sa che l’aria consumerà la paglia molto in fretta, così copre la sigaretta nell’incavo della mano destra. Tre ragazze sono sulla soglia del locale, poco distanti da lui. Aspettano un’amica. Sa che non ha tempo: o attacca bottone subito o torna a vedere la partita, farsi un’altra birra e parlare di calcio. Sceglie l’ultima opzione, pensando che i bottoni (o le pezze) sono roba da sarti. E rientra.

«Oh, fuori ci sono tre ragazze niente male. Cioè una mi pare simpatica, le altre due sono proprio carine. Piuttosto, le milanesi ne vengono da un campionato travagliato e hanno deciso di fare le cose per bene e riprendersi l’Europa. Magari quella grossa. Con Murillo e Miranda, a mio avviso, l’Inter ha ricostruito una buona difesa; poi ha preso Kondogbia, giocatore che farà innamorare il pubblico nerazzurro. E non dimenticare che hanno anche Jovetic. Per il Milan, invece, è diverso: Sinisa darà ordine, organizzazione e disciplina, cose che da un pò mancavano a Milanello. Se a questo aggiungiamo gli acquisti di spessore che hanno fatto, tipo Bertolacci, Romagnoli, Bacca, Luiz Adriano, il popolo rossonero può sognare in grande. E se dovesse arrivare anche Ibra…».

Lo Schivo si aggiusta il ciuffo, sistema la camicia a quadri e ingolla un altro sorso.
«Sei sempre in agguato come il cobra Tovalieri, eh! Scommetto che a quelle là fuori stavi per piantargli l’elmo?». Ultimo sorso e bicchiere sul tavolo. Altro giro.
«Che ti devo dire? – prosegue – l’Inter a me non convince del tutto. Trovo abbia speso troppo in proporzione ai giocatori che ha acquistato. E il fair play finanziario dove lo mettiamo? Comunque convengo con te: Thohir sta cercando di muoversi. Resta da capire la bontà dell’azione. Di sicuro dovrà essere Mancini a trascinare l’ambiente, perchè i tifosi mi paiono già ostili. Ai nero-azzurri, comunque, assocerei la Nowhere di Gambolò: una birra muscolosa, ma non aggressiva, che deve il nome alla provenienza internazionale degli ingredienti. Un pò come l’Inter. Per il Milan – continua – le cose sono diverse. Sebbene abbia speso tanto (forse troppo), ha comprato giocatori importanti in ogni reparto. Ha una rosa equilibrata, anche se vedo la società ancora in bilico tra passato (Berlusconi) e futuro (Mr.Bee). Qui l’abbinamento viene da sè: la Tipopils del Birrificio Italiano. Una birra storica: capostipite delle italian pils e la prima pils ad aver ricevuto dry hopping. Anche se, per motivi araldici, mi verrebbe da associare i rossoneri alla Helles Diablo di Croce di Malto».

L’oste posa le birre e la schiuma torna a sporcare le barbe.

«So già cosa stai per chiedermi, ma è un casino. Ci sono 20 squadre e non so se ce la faccio a trovare 20 birre. Però sto iniziando a divertirmi, ci provo. Fammi però partire dalle più facili. Dunque – prosegue – il Genoa, nonostante abbia le birre ufficiali brassate da Kamun, è il mio grande amore, quindi lo associo alla prima passione brassicola: l’Extra Brune di Maltus Faber. La Fiorentina, invece, nonostante abbia la birra Fiorentina dell’Olmaia, l’associo alla Regina del Mare del Birrificio del Forte: una birra in stile belga che berresti a litrate senza accorgerti della gradazione alcolica. Un pò come la Viola: non si sa bene come, ma alla fine la trovi sempre tra le prime sei. A Napoli – continua – si respira vento di novità e curiosità. L’unione con Cane di Guerra, quindi, mi viene di getto: un birrificio che ha da poco aperto ad Alessandria e che fa birre buonissime. Come la Brown Porter: birra scura, leggera (come il gioco di Sarri), ma molto beverina e con note di caffè. E dato che era il tipo di birra che bevevano gli scaricatori di porto, direi che l’abbinamento ci sta tutto. La Samp – conclude – è facile: l’abbino alla Vuja, la birra che il Birrificio di Busalla ha fatto per gli Ultras Tito Cucchiaroni e tributo al mitico Boskov».

Un altro sorso per ungersi la gola: «sei stranamente silenzioso, devo strapparti le parole di bocca?».

«Che vuoi che ti dica? – risponde il Matto – l’esperto sei tu, io posso parlarti di calcio. La Fiorentina è sempre una squadra difficile da affrontare: tosta, gagliarda e di palleggio. Paulo Sousa, l’allenatore, è la novità più grande: staremo a vedere come metabolizzerà il passaggio dal campionato svizzero a quello italiano. Il Napoli può fare bene: Sarri ha impressionato ad Empoli per il suo bel gioco e il suo tatticismo. Ora è chiamato ad alzare l’asticella e son convinto possa fare bene se lasciato lavorare tranquillo. Forse manca qualcosa in difesa, ma penso che a breve possa arrivare un centrale. Le genovesi, invece, le conosciamo: il Genoa ha venduto i pezzi da 90, ma lo scouting è buono e l’allenatore anche. Quindi direi che un decimo posto è alla portata. La Sampdoria, ahimè, quest’anno è stata proprio costruita male: centrocampo smantellato, allenatore inesistente (come si è visto nella prima uscita ufficiale in Europa): mi auguro tanto di non imbroccare l’annata storta e di chiudere a metà classifica. Di più non penso proprio si possa fare. Ci vorrebbe proprio Vuja oggi, perché Zenga non mi convince per nulla».

Rallentato, il Matto si alza ciondolante. È un po’ annebbiato dalle bevute, dalla discussione calcistica e dalle ragazze, sedute adesso al tavolo affianco. Si avvia verso il bagno. Le pareti dei servizi sono tappezzate con vecchi giornali storici e mentre il liquido termina la sua corsa nel water, è attratto da un titolo di una pagina alla sua destra: “Milan: vittoria di rigore”. E allora pensa: con le donne è proprio come tirare un penalty e il portiere è la donna. Bisogna avere il coraggio di presentarsi dal dischetto, posizionare bene il pallone e poi cercare di stupirla. Quello che può succedere è: o fai gol perchè in qualche modo l’hai impressionata, o sbagli ma ci hai provato. Oppure il portiere ti para il tiro con un bel 2 di picche e tu devi soltanto chinare la testa e tornare a giocare.

Quando il film mentale finisce, si esaurisce anche il bisogno fisico e torna al tavolo.

«Mentre pisciavo – mente – pensavo ai miracoli sportivi di Carpi e Frosinone: potrebbero essere le mine vaganti del campionato, anche se ci credo poco (soprattutto sul Frosinone). Il Carpi ha preso dei giocatori validi tipo Brkic, Spolli, Gabriel Silva, Marrone, Lazzari e Matos. Per la salvezza comunque servirà tanto sacrificio e cuore, nulla però è impossibile. Il Bologna – prosegue – ha messo su una bella squadretta, che darà del filo da torcere a tanti. E il colpo Mattia Destro può rivelarsi decisivo: possono salvarsi con una certa tranquillità. Ora però bevo, ho pontificato pure troppo. E comunque, lasciami dire una cosa: la mora qui di fianco ha due occhi verdi come il prato del Bernabeu. Proprio bella».

Dopo circa un minuto di silenzio, mano sulla barba e l’altra sul bicchiere, lo Schivo riacquista l’attenzione e bonfonchia: «pensi davvero che io mi beva la storia che mentre pisciavi ti sei messo a pensare a Carpi, Frosinone e Bologna? Ti conosco da 20 anni: puoi raccontarla a chiunque, ma non a me». Un occhio per il locale, uno sguardo alle ragazze e un lungo sospiro malinconico: «ti conosco, avrai di sicuro filosofeggiato su vita e calcio. O qualcosa giù lì». Una lisciata ancora ai baffi, una risata dal tavolo affianco e un momento di esitazione prima di tornare a ragionare: «anche per me il Bologna si è mosso bene e per proseguire il gioco brassicolo l’abbino alla via Emilia del Ducato. Per il Carpi, invece, nutro grande rispetto e ammirazione. Primo, perchè è una squadra storica: contrariamente a quanto può pensare Lotito, è stato fondato solo 9 anni dopo la Lazio. Secondo, perchè i suoi ultras hanno deciso di disertare tutte le partite casalinghe che si giocheranno al Braglia di Modena, anziché al Cabassi. Per questo associo gli emiliani alla Beater Generation di Nadir: birrificio nuovo, che ha da poco aperto in un territorio non semplice per le birre come l’estremo ponente ligure. Infine – conclude – il Frosinone dovrà sudarsela parecchio per salvarsi. In campo, ad ogni partita, ci vorranno sempre 11 Czech Norris. Tanto per richiamare il calembreweries di Brewfist».

«Cosa manca ancora? Ah sì, le squadre di metà classifica come Sassuolo, Udinese e Torino. Mica facile trovare le birre per queste squadre. Sassuolo e Udinese hanno le carte in regola per salvarsi agevolmente e magari provare a centrare l’accesso in Europa League: impresa ardua, ma nel calcio mai dire mai. Il Torino ha venduto benissimo Darmian, comprando altrettanto bene: Baselli, Zappacosta, Belotti sono giovani e possono garantire ai granata 4/5 anni a buoni livelli. L’Europa, in questa stagione, è un obiettivo da non scartare. Penso che…».

Crash: un bicchiere cade dal bancone, vetri sparsi per terra e il locale ammutolisce per un istante. Poi tutto riparte. L’oste prende lo straccio e inizia a pulire. Per un momento lo sguardo dello Schivo incrocia quello della mora. Solo un istante, merito della birra, merito del vetro rotto: «bella quella ragazza, avevi ragione – ammette – prima di andare via le offro da bere».

Di colpo si fa pensieroso: «dicevamo? ah sì, le squadre-limbo. Come dicevi tu, il Torino può dire la sua in questa stagione. Anzi, mi sa che potrà dare filo da torcere a molte squadre e magari qualche sberla a una grande. L’abbino con la Patela di Troll (che in dialetto piemontese vuol dire proprio botta/sberla). Il Sassuolo, invece, ha preso un giocatore che a me piace tantissimo: Karim Laribi. Al di là di questo, penso possa fare un campionato in linea con quello dello scorso anno: salvezza tranquilla con qualche alto e basso. Ed è per questo che l’associo alla Ghisa di Lambrate: una bevuta che alterna la morbidezza e la setosità del cioccolato ai toni duri dei malti torrefatti. Sull’Udinese – conclude – ho invece una chicca. Nessuno lo dice mai, ma i friulani, dopo le romane e le milanesi, sono la squadra che è da più tempo in serie A: questo è il 21esimo campionato consecutivo. Senza contare che è anche una squadra tra le più antiche, mi pare addirittura della fine dell’800. Insomma mi verrebbe da associarla ad una birra corposa, austera, di quelle da dimenticarsi in cantina…tipo la Quadrupel di Extraomnes».

«Ne sai, eh – fa il Matto – ma ora viene il difficile. Visto che abbiamo iniziato il gioco, lo finiamo anche. Trova un po’ gli accoppiamenti per le squadre del “mischione”, quelle che si giocheranno la salvezza. Il Palermo senza le magie di Dybala penso potrà fare fatica, ma alla fine credo si salverà senza patemi. Le veronesi – prosegue – son sempre lì, ma vedo peggio il Chievo dell’Hellas. Se Toni e Pazzini segnano, il Verona si salva tranquillamente. Il Chievo, ti dico la verità, non mi è proprio simpaticissimo, quindi darei un giudizio troppo di parte. Se Denis rimane a Bergamo e torna quello di qualche stagione fa, si può salvare anche l’Atalanta, nonostante abbia ceduto molti giocatori. L’Empoli – infine – ha perso Valdifiori, Rugani e soprattutto Sarri: Giampaolo sulla carta non dà le stesse garanzie».

Dopo aver frugato nelle tasche, il Matto sposta la sedia verso il centro del locale e si alza: «oh, io ti lascio qui con la mora. Le sue amiche sono uscite a fumare. Datti da fare. Vado ad accendermene una pure io. E pensa tranquillo: il prossimo giro lo offro io». Ciondolando con passo pesante, si dirige verso il bancone e ordina l’ultima birra. Poi, come un puma, sgattaiola fuori dal locale: accende, dà due boccate, guarda il telefono e attacca a parlare con le due ragazze. Lo Schivo, seduto sulla sua seggiola, pensa che in fondo il suo amico non cambierà mai. E anche a quanto sia difficile trovare delle birre da associare alle ultime squadre. L’amico rientra: tutto nella norma. Il puma è tornato umano.

«Mentre ero fuori a spiegare alle ragazze quanto Sarri potrà far bene al Napoli, le hai trovate ‘ste birre?». Come un goal al 93’, meraviglioso e inaspettato, arriva l’oste con in mano 2 pinte.

«Aspetta, aspetta – fa lo Schivo – con le tipe hai parlato di Sarri?! Ti sembro Gasparri, io?! I casi sono 2: o mi stai prendendo per il culo, o la paternità ti ha cambiato».

«Lo sai che sono matto no?»

Due belle sorsate penze e lo Schivo sussurra: «comunque la mora si chiama Greta e indovina un po': è doriana».

Mentre inizia ad intravedere il fondo del bicchiere, tra la barba si intravede un impercettibile sorriso. «Cazzo ridi?», fa l’amico.

«Niente – mente lo Schivo – stavo pensando alle birre». E fa: «per il Palermo è facile: maglia rosa, Res Rosa di Kamun. Sulle veronesi mi metti in crisi, ma me la gioco lo stesso». Un’occhiata complice al tavolo vicino e riparte: «dato che il Chievo ha come stemma Cangrande della Scala, lo abbino alla Excalibeer del Birrificio Aosta (anche in omaggio a Sergione Pellissier). Mentre L’Hellas, l’associo al birrificio veneto per eccellenza: BirrOne. Se ti capita assaggia la Gerica. Eccezionale».

Visibilmente provato dalle bevute, lo Schivo inizia a muoversi impaziente sulla seggiola: «sono stanco e anche un pò ubriaco. Faccio gli accoppiamenti per Empoli e Atalanta, poi me ne vado».

Con le ultime forze della serata attacca: «l’Empoli ha perso molto e, assieme al Frosinone, la vedo come una delle indiziate per la retrocessione. Però nella frazione di Corniola, ogni anno c’è Dama di birra: il gioco della dama con i bicchieri pieni di birra a fare da pedine. Azzardo: la Madamin di LoverBeer. Con l’Atalanta, infine, lasciami fare un gioco di parole sulla Dea. Atalanta è un figura mitologica greca che, dopo aver perso una gara di corsa, si sposa con Melanione. La storia è un pò più articolata, ma a quest’ora va bene cosi. Te la faccio breve: Runner Ale del Birrificio Pontino».

Due ultimi sorsi e i bicchieri sono vuoti. E i baffi di nuovo sporchi di schiuma.

Lo Schivo si aggiusta il cappello, il Matto prende l’accendino. Si alzano. Le seggiole gracchiano sul parquet, prima di un ultimo sguardo al locale ormai pieno.

«Oste, quant’è?», fa lo Schivo.

«Sono 15».

«Ecco due pezzi da dieci».

«Ti dò il resto»

«No, va bene così. Una spillala per la mora là in fondo».

Una volta in strada, camminano verso casa attraverso una Genova baciata da una dolce brezza. Entrambi stanno fumando mezzo toscano. Proprio come due pezzi da dieci.

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Di frysalvi e frapede

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