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Bruxelles, Lambic e Saint-Gilloise

En avant sans cesse, en avant toujours, pour la grande Union

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Florian è nato il 3 maggio 1996. Jean, suo padre, è anche il birraio di Cantillon: il birrificio a fermentazione spontanea più famoso di Bruxelles. Lo scorso anno, al compimento della maggiore età, gli è stata dedicata una birra e la Cuvee Florian, oltre ad essere buona, ha anche un’etichetta mistica. In pieno clima pre-mondiale, tra la bandiera belga e quella brasiliana, un giovane volto prende posto dell’effigie del Cristo Redentore, smartphone in una mano, birra (ovviamente) nell’altra, un pallone sullo sfondo e una sciarpa giallo-blu al collo. Nonostante il birrificio sorga ad Anderlecht, la famiglia Cantillon, che gestisce il birrificio fin dal 1900, è tifosa dell’Union Saint-Gilloise, terza squadra della capitale belga dal passato leggendario. Anzi, è talmente appassionata da avergli dedicato una birra: la Cuvee de Saint Gilloise, non a caso, è nata nel 2004 per celebrare proprio il centenario del primo titolo di campione del Belgio della squadra di Bruxelles. Giallo-blu l’etichetta, giallo-blu la sciarpa. Cantillon, Lambic e Union Saint-Gilloise, in una parola: Bruxelles.

Il birrificio è riuscito a rimanere completamente indipendente e ancora oggi tutta l’attrezzatura (che risale al XIX secolo) è utilizzata per produrre una media di 1700 ettolitri per anno. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Marcel e Robert, i figli del fondatore Paul Cantillon, presero le redini dell’azienda e aumentarono la produzione fino al suo massimo: 2500 ettolitri che vennero raggiunti in occasione dell’Expò del 1958, tenutasi proprio a Bruxelles. Dieci anni più tardi, Jean Pierre Van Roy, genero di Marcel, entrò a far parte dell’azienda prendendosi carico della produzione e di portare avanti la tradizione familiare, con l’aiuto della moglie Claude Cantillon. Tra le botti invecchiate, ancora oggi, questa frase rende il senso della loro arte brassicola: “Le temps ne respect pas ce qui se fait sans lui.
Più di un secolo di birra, pazienza e una passione: l’Union Saint-Gilloise.

La Royale Union Saint-Gilloise (o Royale Union SG), squadra di calcio di Saint Gilles, comune della Regione di Bruxelles-Capitale, è stata fondata il 1 novembre 1897 da un gruppo di amici e rimane una delle squadre di maggior successo del calcio belga. Il club, che attualmente milita nella seconda divisione belga, vanta un palmares di tutto rispetto: 11 scudetti, 2 Coppe del Belgio e il record per il maggior numero di partite consecutive giocate senza sconfitte: ben 60, ottenute tra il 1933 e il 1935. Non solo, tra il 1901 e il 1926, l’Union SG ha ottenuto anche quello che in gergo viene definito il “top 4“:  8 volte campione, 8 volte secondo, 2 terzo e 2 quarto. Soltanto nel 1926-1927, il giallo e blu del club si classificherà sesto. Il primo scudetto risale al 1904, anni in cui il club si contendeva il primato con il Royal Racing Club de Bruxelles e il Bruges; l’ultimo, invece, è del 1935, periodo in cui  il fervore popolare e la rivalità generata dal derby contro il Daring Club de Bruxelles ispirarono i drammaturghi Paul Van Stalle e Joris d’HanswyckBossemans e Coppenolle fu una commedia teatrale di successo (adattata per il cinema nel 1938), realizzata in dialetto bruxellois e trasposizione divertente della rivalità tra i 2 club.

La richiesta di partecipazione alla 2 Divisione del Campionato Belga 1898/99


St-Gilles, le 29 août 1898
Messieurs, Comme suite à notre demande, nous vous prions de bien vouloir inscrire l’Union St Gilloise F.C. à l’Union B.S.S.A. Nous certifions que nous sommes tous amateurs et que nous nous soumettrons à vos statuts. Vous trouverez ci-joint, le nom, l’adresse de tous les membres. Quant au règlement, n’ayant pas trouvé d’exemplaire convenable, nous vous l’enverrons par prochaine.
Veuillez agréer, Messieurs, l’assurance de nos sentiments distingués.
L’Union St Gilloise F.C.”

Fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l’USG fu senza dubbio il più importante club belga e anche nel dopoguerra visse un ulteriore periodo di splendore, partecipando alla Coppa delle Fiere fino all’edizione 1964/65  (antenata della Coppa UEFA). Il risultato più prestigioso in ambito europeo resta il cammino del 59/60, dove sconfisse Lipsia e Roma e poi si fermò in semifinale contro il Birmingham. L’ultima apparizione continentale degli Apaches, soprannome con cui erano erano conosciuti gli unionisti giallo-blu, risale all’ottobre del 1964 dove venne sconfitto dalla Juventus (che perderà la finale contro il Ferencváros). Gli anni ’60, poi, segnano l’inizio del declino: nel 1963 l’USG venne retrocesso in seconda divisione, iniziando una lunga parabola discendente che lo porterà in terza divisione nel 1980.

A 20 minuti da Rue Gheude (Anderlecht), dove si rinnova la magia del lambic di Cantillon, sorge lo storico stadio intitolato a Joseph Marien, celebre presidente giallo-blu e campo di casa dell’Union. La facciata di 101,40 mt è decorata con sette pannelli intagliati che rappresentano le due discipline che hanno fatto la storia del club di Saint-Gilles, vale a dire: l’atletica e il calcio. A realizzare gli intagli fu Oscar De Clerck nel 1926, al culmine del movimento Art Deco e ancora oggi la facciata è considerata un monumento storico della Regione di Bruxelles-Capitale e come tale è protetta e tutelata.

Se il tempo non rispetta ciò che viene fatto senza di lui, a Bruxelles nessuno più di Cantillon e l’Union Saint Gilloise sa cosa questo voglia dire.

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Chi sono? cosa faccio? dove vado? A tutte queste domande rispondo con un bel silenzio. Diciamo che lo psicodramma è il mio terreno preferito, altrimenti che genoano sarei?! Mi piacciono i piani ben riusciti ed è per questo che opero sempre in direzione contraria. Insomma ho una predilezione per gli sconfitti, i secondi e quelli che si sbattono. Per farla breve, per i gregari. Ahimè sono un romantico e quando vinco mi sento a disagio. Per questo sono sempre all’opposizione. Ci sono 4 cose che mi mandano in visibilio: la frazione a farfalla di Pankratov, l’eleganza di uno stop di petto, il culo di Franziska van Almsick e i tackle di Paul Ince. Per il resto bevo birra.

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